Leopardi delle nevi: da Fano all’Himalaya per la foto della vita

L’avventura di Luca Romani, uno dei pochi ad aver documentato la vita di questo felino. "Un’avventura ai limiti delle mie forze. Nella tempesta a 40 gradi sotto zero ho temuto il peggio"

Leopardi delle nevi: da Fano all’Himalaya per la foto della vita. Così Luca Romani (nel tondo) ha coronato il suo sogno

Leopardi delle nevi: da Fano all’Himalaya per la foto della vita. Così Luca Romani (nel tondo) ha coronato il suo sogno

Fano, 27 febbraio 2024 – a Fano all’Himalaya alla ricerca del leopardo delle nevi, uno degli animali più rari e schivi al mondo, sempre in bilico tra sopravvivenza ed estinzione. Chiamato anche ’’’Il fantasma delle montagne’’ per via del suo carattere timido e solitario, è difficile vederlo e tantomeno fotografarlo. Eppure Luca Romani, 29enne di Fano, con spirito di avventura e dopo mille prove e peripezie, dalle temperature proibitive (-30 gradi centigradi) alle tempeste di neve, c’è riuscito. "È lo scatto della mia vita, lo sognavo da anni!".

«Sono partito da Fano il 26 gennaio scorso – racconta – per raggiungere Linate, da qui in aereo sono arrivato a Delhi, poi ho fatto scalo a Chandigarh e qui è praticamente iniziata la mia avventura. Dopo aver viaggiato per tre giorni in macchina attraverso l’India settentrionale fra strade sterrate, cime innevate e aridi altopiani, sono arrivato alla destinazione che sognavo: l’Himalaya. Faticavo ancora a credere di essere lì, mentre facevo colazione e guardavo quelle montagne pensando che da qualche parte, in giro tra quelle valli rocciose, nei canyon e sulle cime, potesse esserci il fantasma grigio dell’Himalaya".

Sulla sua strada Luca ha incontrato un altro manipolo di appassionati. "Il 30 gennaio assieme ad altri sette ragazzi italiani conosciuti durante il viaggio e che avevano avuta la stessa idea e con l’aiuto di un paio di ragazzi del posto, chiamati ‘Scanner’, che si impegnano, per quello che riescono, a monitorare gli spostamenti dei leopardi, siamo partiti alla ricerca del felino". Arrivato a 4300 metri di altitudine, ricorda Romani, il momento più brutto.

"Con i polmoni che reclamavano ossigeno e con il rifugio in condizioni precarie (il bagno, un buco in terra, era esterno), ho vissuto un vero e proprio incubo, la sensazione di soffocamento mi aveva prostrato, causandomi emicranie e sanguinamento dal naso. La mancanza di acqua corrente e potabile a causa delle basse temperature (-30 gradi la notte e -20, -25 gradi di giorno) non semplificava di certo la situazione anzi, la complicava non poco".

"Il primo di febbraio – continua il racconto di Luca – è stato per un certo verso drammatico, abbiamo camminato per 9 ore in mezzo a una vera e propria tempesta di neve, con una temperatura percepita di meno 40 gradi centigradi. Ho rischiato il congelamento nonostante l’abbigliamento per temperature estreme".

Quando le forze erano ormai al lumicino, ecco, improvviso e fantastico, il premio tanto agognato. "Passata la bufera è arrivato lo scatto della vita, sono riuscito a fotografare due leopardi che saltavano, forse anche loro di gioia per il ritorno del bel tempo. L’emozione è stata indescrivibile. Tornato al campo ho controllato le fotografie che avevo scattato e solo allora mi sono seso conto di aver vissuto un momento veramente speciale e di aver scattato foto che pochi altre persone al mondo possono dire di avere fatto, tutto questo il giorno prima del mio compleanno".

L’inseguimento dei leopadi è continuato per un po’. "Nei 4 giorni successivi si sono suseguiti altri avvistamenti ma a distanze siderali e con luce sfavorevole. Abbiamo continuato a fare trekking sopra i 4600 metri alla ricerca di tracce e di panorami unici da fotografare. In quelle ore il mio pensiero è andato ai ragazzi del mio gruppo, i ‘Birders’, che si occupano di monitorare la fauna della Gola del Furlo, del Catria e del Nerone e che mi hanno sostenuto per questa spedizione estrema, ragazzi appassionati di natura, che mi hanno seguito passa passo, incoraggiandomi nei momenti difficili".

L’otto di febbraio Luca è riuscito a fotografare di nuovo un paio di leopardi e felice di aver coronato il suo sogno il giorno dopo ha intrapreso il viaggio di ritorno. Un po’ come ne ’‘Il leopardo delle nevi’’, celebre romanzo dello scrittore statunitense Peter Matthiessen, con la sostanziale differenza che quella vissuta da Luca Romani è stata un’esperienza reale.