“Ditemi perché è morto mio figlio”. La Procura di Pesaro dispone il sequestro del cellulare

La disperazione di Gigliola, madre di Matteo Ridolfi: “Forse c’è qualcuno dietro”. Scelse di donare gli organi, ora la magistratura apre un fascicolo per istigazione al suicidio

Matteo Ridolfi viveva a Vallefoglia, ma frequentava molto anche Borgo Santa Maria

Matteo Ridolfi viveva a Vallefoglia, ma frequentava molto anche Borgo Santa Maria

Pesaro, 14 aprile 2024 – Scelse di donare gli organi ma ora su quella morte la Procura di Pesaro apre un fascicolo d’inchiesta per istigazione al suicidio. E’ la vicenda di Matteo Ridolfi, il 28enne di Vallefoglia che il 22 febbraio scorso era deceduto a seguito di un gesto volontario. Il ragazzo era stato trasportato in condizioni disperate al reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pesaro, ma non sopravvisse. La magistratura ha disposto il sequestro del cellulare del ragazzo dopo che, il 15 febbraio scorso, era stato acquisito dai carabinieri della stazione di Montecchio nella sua abitazione dove la madre lo aveva trovato esanime a terra.

Ora però la mamma Gigliola Ridolfi non si da pace e vuole conoscere la verità sulle ultime ore di vita del suo Matteo. "Voglio capire il perché del suo gesto e se c’è qualcuno che l’ha spinto a compierlo – racconta Gigliola -. Per me è una cosa assurda: Matteo non lo avrebbe mai fatto e diceva sempre che suicidarsi è da vigliacchi. Mi sto consumando giorno dopo giorno: non dormo e non mangio più e continuamente penso a quel cellulare e a che cosa possa esserci scritto. Qualcosa non torna in questa vicenda. Quel giorno io ero uscita di casa alle 11 per andare a lavorare e l’ho salutato normalmente come ogni giorno: Matteo sarebbe dovuto andare al lavoro alle 13,30 (era un operaio interinale della Tecnoplast ndr.). Mi hanno detto che ha chiamato in azienda intorno alle 13,15 per dire che avrebbe tardato e poi che avrebbe ritelefonato per dire che non si sarebbe presentato perché aveva problemi con la macchina. Ma io so che era partito per andare al lavoro e che poi è tornato indietro. Mentre stavo tornando a casa intorno alle 15,05 ho ricevuto un vocale da parte sua dove mi diceva che era stanco e che qualsiasi cosa fosse successa io dovevo pensare a lui. Sono tornata a casa e l’ho trovato a terra, in abiti da lavoro, con una cintura legata intorno al collo e l’altra estremità incastrata in mezzo alla finestra”. Mamma Gigliola rivive quei momenti con estremo dolore: è stata lei a trovare il corpo di suo figlio esamine e sempre lei, quando una settimana dopo il Collegio medico ha accertato la morte cerebrale di suo figlio, aveva scoperto la grande generosità di Matteo che all’atto del rinnovo della carta d’identità aveva optato per la donazione degli organi.

“Io non sapevo che Matteo avesse dato il proprio consenso alla donazione degli organi. L’ho scoperto in ospedale – aveva detto la mamma di Matteo poco dopo la perdita del figlio -. Ho appreso poi che Matteo aveva fatto questa scelta togliendo a me l’enorme peso di esprimerla al posto suo”. La scelta del ragazzo aveva commosso la piccola comunità di Vallefoglia e i numerosi amici che al funerale hanno rivolto all’amico parole cariche di emozione. “Voglio sapere cos’è successo, voglio sapere se qualcuno lo ha spinto – è l’accorato appello di Gigliola che si affida alla magistratura per conoscere la verità -. Mi rendo conto che i tempi della giustizia possono essere anche molto lunghi ma mi appello affinché si faccia presto luce su quello che è accaduto. Ne ho bisogno per continuare a sopravvivere: il mio il mio cuore è morto quel giorno”.