ELISABETTA ROSSI
Cronaca

Omicidio Grilli Pesaro, il presunto killer vuole vedere il cane in carcere

Al processo per la morte del pensionato, un imputato si è presentato con la maglia di Vale, l’altro ha chiesto (e ottenuto) di riabbracciare il suo chihuahua

Franco De Luca, con la maglia di Valentino, raggiunge l’aula scortato dagli agenti

San Lorenzo in Campo (Pesaro), 6 febbraio 2020 - Uno ha nostalgia del suo chihuahua e ha chiesto al giudice di poterlo vedere in carcere, l’altro è un fan sfegatato di Valentino Rossi tanto da presentarsi in aula con la maglia marchiata 46. C’è spazio anche per amore canino e passione sportiva al processo per l’omicidio di Sesto Grilli, il 74enne pensionato di San Lorenzo in Campo, trovato senza vita nella sua casa, il 18 marzo scorso, dopo essere stato picchiato, legato a una sedia e soffocato con un cuscino premuto sul volto con lo scotch.

Processo che, arrivato alla terza udienza davanti alla Corte d’Assise (presidente Lorena Mussoni, giudice a latere Maurizio Di Palma), ha visto di nuovo visto sfilare i testimoni dell’accusa (pm Maria Letizia Fucci). Le minacce a Nino De Luca da parte del fratello Franco e del padre perché tenesse la bocca chiusa, il progetto di Franco di rapinare il bar Stop a Pesaro, la revoca – sempre a Franco - del reddito di cittadinanza, gli altri fascicoli di inchiesta, sono gli elementi più saporiti messi dagli inquirenti sul tavolo della Corte.

Ha chiesto di poter vedere i suoi due cani, un chihuahua e un pitbull di nome Thor, Nino De Luca, il 28enne di origini calabresi accusato dell’omicidio di Grilli insieme con il fratellastro Franco, 40 anni, Dante Lanza, 33 anni (che anche ieri ha continuato a riempire di appunti il suo "diario" del processo) e Massimiliano Caiazza di 29. Ma il giudice Mussoni ha dato il nullaosta solo per quello di taglia piccola, come previsto dalla legge. Così, una volta che ci sarà anche il placet del direttore della casa circondariale, Nino potrà ricevere in visita il suo amato quattrozampe. Anche perché, a quanto sembra, i rapporti con il resto della famiglia sembrerebbero tesi, se non interrotti.

E questo dopo le minacce ricevute da Franco, ma anche dal padre Giuseppe, di cui si è fatto portavoce lo zio durante i loro colloqui (intercettati). "Guardati le spalle, perché tuo padre dice che gli infami rischiano l’accoltellamento in carcere" riferisce lo zio a Nino il 13 settembre scorso. De Luca junior è l’unico che ha reso interrogatorio. E vorrebbe parlare ancora. Ma dopo le minacce si chiude a riccio. Lo riferisce a un agente penitenziario. La Fucci apre un fascicolo contro il padre per induzione a non rendere dichiarazioni all’autorità.

Ma anche contro lo zio, per favoreggiamento verso Nino. Gli avrebbe nascosto una busta, ma non si sa cosa ci fosse dentro. E poi c’è ancora Franco, a cui la Procura di Pesaro ha fatto revocare il reddito di cittadinanza che ha ricevuto per sette mesi. Nino lo aveva chiesto. Ma non ha fatto in tempo ad averlo. E, forse, non lo avrà mai più. Di nuovo in aula, mercoledì prossimo.