
Mangiò il ciambellone e morì: assolto il personale della Rsa
Pesaro, 9 luglio 2025 – Alla vista del ciambellone non aveva resistito. Aveva spinto la sedia a rotelle nel refettorio della Rsa Tomasello, si era introdotto in cucina e aveva divorato tutto. Pochi giorni dopo era morto perché non poteva deglutire cibi solidi. Ma per la giustizia penale nessuno ha colpa. Finisce così, con un’assoluzione piena perché “il fatto non sussiste”, il processo per omicidio colposo legato alla morte di un 55enne originario di Macerata Feltria, ospite della struttura.
Il paziente era affetto da oligofrenia cerebropatica grave, ma riusciva a muoversi autonomamente con la carrozzina. Quel giorno di giugno 2020 entrò di nascosto nel locale cucina e trovò un ciambellone pronto per la merenda. Ne mangiò in abbondanza. Peccato che quei bocconi, per lui, fossero una condanna a morte. Il decesso avvenne pochi giorni dopo all’ospedale San Salvatore per “scompenso cardiaco acuto su polmonite ab ingestis”.
La denuncia era partita dai familiari pochi giorni dopo, il 2 luglio. Erano state chiamate in causa la responsabile sanitaria della struttura, difesa dall’avvocato Massimo Facondini e un’operatrice sociosanitaria in servizio il giorno del fatto, assistita dai legali Enrico Dall’Acqua ed Emanuela Perrotta. Entrambe erano state raggiunte da un avviso di conclusione indagini con l’accusa, pesantissima, di omicidio colposo. Nel mirino degli inquirenti erano finite le presunte negligenze della struttura: da un lato l’omessa sorveglianza e le disposizioni mai impartite al personale per evitare che entrasse nel refettorio da solo; dall’altro, l’operatrice che, pur avendo visto l’uomo dormire su una sedia a rotelle nei pressi del locale, non si sarebbe accorta del suo successivo ingresso in sala.
ant. mar.