ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

"Volevo sparare in alto, non uccidere". Spingardi si difende ma resta dentro

L’interrogatorio dell’ex idraulico che ha ucciso la cognata: "Lei si è fatta sposare da mio fratello" "Il mio obiettivo era solo spaventare, poi non ho capito più nulla". Carabinieri a caccia di altri moventi.

Il cellulare che entra ieri mattina in tribunale, in alto Sandro Spingardi

Il cellulare che entra ieri mattina in tribunale, in alto Sandro Spingardi

"Si è fatta sposare da mio fratello". Così Sandrino Spingardi, 71 anni, ieri mattina ha descritto la cognata Griselda Cassia Nunez davanti al gip, in un’aula del tribunale di Pesaro. È durato appena quindici minuti l’interrogatorio di garanzia, ma tanto è bastato per tracciare una linea netta tra il prima e il dopo. Prima, la roulotte dove viveva dal 2007, la musica alta del sabato sera, i tappi alle orecchie, i fucili custoditi nel bagno. Dopo, cinque colpi esplosi dalla sua pistola, una donna morta, un’altra ferita (la figlia 28enne della donna Kenia Cassia Vaca) e lo sguardo atterrito dei 5 bambini, tra cui la figlia di Kenia, che stavano festeggiando nel cortile di casa la festa della fine dell’asilo.

Spingardi è arrivato ieri in tribunale scortato dalla polizia penitenziaria, assistito dal suo avvocato di fiducia Aldo Rocco Nocito. È apparso lucido. Ha confermato di aver sparato cinque, forse sei colpi (i carabinieri che indagano sulla vicenda hanno trovato cinque bossoli) ma ha anche detto che "voleva solo spaventare", che "non ha capito più nulla", e che "i rapporti (con le due donne, ndr) erano buoni". Aveva chiesto in passato una casa popolare, ma la domanda era stata respinta perché era stata presentata quando, formalmente, abitava con il fratello, classe 1963, morto nel 2021. Così è rimasto lì, nella roulotte accanto alla casa che Griselda, alla morte del marito, aveva ereditato. Dentro quella dimora di fortuna al civico 29/A di via Sterpettine a Marotta c’era Sandrino, una pistola e cinque fucili. Sandrino Spingardi aveva la passione per le armi. Pistola e fucili erano regolarmente denunciati, ha spiegato in aula, prima custoditi in un mobiletto ancorato a terra all’interno della casa del fratello, poi trasferiti nella roulotte, nel bagno che non usava, accanto al lavandino, dietro una porta chiusa. Ha spiegato di averli spostati tempo fa per rispettare l’obbligo di custodire le armi nella residenza dell’intestatario. L’ultimo controllo da parte delle forze dell’ordine risalirebbe a sei mesi fa. Ma venerdì sera qualcosa è esploso. Letteralmente. "Volevo sparare in alto", ha detto. Ma i proiettili hanno centrato in pieno la cognata e la nipote. Una è morta sul colpo, l’altra è sopravvissuta per miracolo e ora si trova al reparto di Pediatria di Fano insieme alla bambina. Sabato scorso è stata dimessa dall’ospedale di Torrette ad Ancona. Oggi verrà conferito l’incarico per l’autopsia sul corpo di Griselda: solo dopo l’esame sarà possibile fissare la data dei funerali. Spingardi è ora rinchiuso a Villa Fastiggi, sorvegliato a vista: la notte del delitto avrebbe minacciato di suicidarsi. I carabinieri stanno scavando nella sua vita e nei rapporti familiari, per capire se davvero la miccia sia stata solo il volume della musica o se dietro ci fossero tensioni più profonde. Quelle che non fanno rumore, ma che, come certi rancori, si sedimentano fino a diventare polvere da sparo.