
E’ prorogata fino al 6 febbraio la bella mostra ospitata nei locali della Fondazione Carlo e Marise Bo, a Palazzo Passionei
Urbino è uno splendido scrigno di cultura e Palazzo Passionei Paciotti è uno scrigno nello scrigno, che racchiude e onora i tesori della letteratura europea del Novecento grazie a Carlo e Marise Bo, eponimi della Fondazione che vi alberga. Non poteva esserci luogo più iconico e adatto a celebrare la figura e le opere di Paolo Volponi, figlio dell’Urbino autentica, ma anche intellettuale poliedrico e universale, forse uno dei più importanti e influenti del Ventesimo secolo in Italia e nel mondo.
Per il centenario della nascita la Fondazione, l’Università, la Città, il Comitato Nazionale supportato dal Ministero della Cultura, con l’affettuoso e imprescindibile apporto della figlia Caterina, hanno voluto raccontare Paolo al grande pubblico, anche e soprattutto a chi lo conosce poco o non lo conosce affatto.
Le stanze di Palazzo Passionei si sono così affollate di immagini, documenti, scritti, oggetti, testimonianze e dediche autografe delle personalità più alte del mondo letterario del secondo Novecento, scandendo le fasi della vita e dell’opera del grande scrittore, che fu peraltro inimitabile cantore in versi e prosa della sua città. La mostra, splendida, accattivante e unica nel suo genere, sì è inaugurata il 6 febbraio 2024, per il centesimo compleanno di Paolo, e si chiuderà almeno esattamente un anno dopo.
Le bellissime stanze, le volte, il magnifico cortile del Passionei, che si affaccia sommessamente in via Valerio 9 per poi aprirsi in tutta la sua maestà sulla vallata verso il Mausoleo dei Duchi a San Bernardino, hanno visto in questi mesi ben più di mille visitatori, dagli antichi appassionati e studiosi dell’opera volponiana, da chi ha potuto conoscerlo da vicino, ai turisti, ai più giovani, studenti dell’Università o scolari dei Licei, tutti ammirati e stupiti – lo possiamo dire per diretta esperienza – dai gioielli contenuti nelle teche come anche dall’incredibile allestimento curato dagli allievi dell’ISIA, che ci racconta Volponi attraverso una raffinata documentazione fotografica esposta attraverso grandi pannelli che fasciano le librerie della biblioteca di Carlo Bo.
I più appassionati hanno potuto ritrovare Volponi anche attraverso i documentari storici e nuovi, a disposizione del pubblico in un’accogliente e comoda saletta, accanto alle teche che narrano della sua attività politica: qui è lo stesso scrittore che si racconta e viene raccontato con preziose immagini di repertorio recuperate dalla Teche RAI o confezionate appositamente per la mostra.
Palazzo Passionei è aperto tutte le mattine dal lunedì al venerdì e martedì e giovedì anche fino alle 17,30: un’occasione imperdibile per visitare la mostra nelle sue ultime settimane. Ma La Fondazione e l’Università, entrambe governate dal Magnifico Rettore Giorgio Calcagnini, non si fermano qui, perché, grazie al Settore Biblioteche di Ateneo, le carte, i manoscritti, i dattiloscritti di Volponi, custoditi dalla Fondazione stessa, sono e saranno sempre disponibili a tutti, nell’archivio digitale Sanzio Digital Heritage (https://sanzio.uniurb.it/entities/fonds/2f7e0ddb-a258-40af-b5b8-215a124eb000).
Tuttavia, ciò che resta davvero sono l’opera letteraria e il lascito intellettuale di Paolo Volponi, che non conoscono le ingiurie del tempo e continuano a sollecitare letture e riletture, al di là delle pur importanti celebrazioni, che sono un efficace viatico e uno stimolo per sostare con profitto e piacere fra le pagine di Corporale, La strada per Roma, Il lanciatore di giavellotto, Il pianeta irritabile, Le mosche del capitale, Sipario ducale, La macchina mondiale, Memoriale, le raccolte poetiche e tanto altro. * Università di Urbino