ALBERTO LAZZARINI
Premio Mascagni

Prodotto unico del Delta del Po: "Il nostro riso lavorato a pietra"

La scommessa di Grandi, azienda di Codigoro: "L’obiettivo è coniugare tradizione e tecnologia"

Il riso, ma di qualità, s’intende. E poi un riso speciale, che nasce là dove non si conosce la parola inquinamento, cioè sul Delta del Po, lontani dai grandi traffici e dalle grandi strutture produttive. In realtà di… Grandi, in quella zona, c’è proprio l’azienda che produce riso, a un tiro di schioppo da Codigoro, nel Basso Ferrarese, non lontano dal mare, in una zona di recente bonifica. Il titolare Alessandro Grandi, erede di una famiglia che da generazioni produce riso, non nasconde che l’obiettivo di fondo è quello di coniugare la tradizione strettamente collegata al prodotto e l’innovazione innervata da efficaci tecnologie impiegate soprattutto nella post produzione.

Alessandro Grandi è al timone dell’azienda di famiglia
Alessandro Grandi è al timone dell’azienda di famiglia

Il vostro è un riso di qualità, ce lo descriva.

"È prodotto in terreni unici, freddi e caldi, che vanno dalla sabbia alla torba e che gli conferiscono una caratteristica unica; insieme al clima e all’ambiente, ben diversi da quelli delle grandi città o dalle aree servite dalle autostrade, queste particolari terre creano un contesto sano".

Il riso è un alimento molto richiesto ovunque e anche in Italia…

"Il mondo intero consuma riso, è uno degli alimenti base; intere popolazioni si sfamano con il riso. In alcune zone, fra cui l’Italia, si sono create delle tipicità di prodotto, speciali per il risotto, come carnaroli e arborio che sono le qualità più importanti, che esportiamo ovunque, Cina compresa".

Grandi riso produce anche per la grande distribuzione…

"Sì, siamo sul mercato con i nostri due marchi Grandi riso e Terra del riso ma, appunto, lavoriamo anche in private label per la grande distribuzione".

Grandi Riso coniuga, si diceva, tradizione e tecnologia. Ci spieghi come.

"Mi piace pensare che la produzione, laddove la macchina interviene per modificare l’alimento, sia antica, tradizionale. Ecco perchè usiamo le pietre. Non ho intenzione di cambiare, semplicemente perché penso che questo sia il sistema migliore. Però laddove si può ‘spingere’ senza incidere sul prodotto, allora si impiega la massima tecnologia possibile, si può robotizzare. Così abbiamo fatto, ad esempio, a proposito del confezionamento".

Analogamente sul controllo…

"È così. Speciali macchine ottiche controllano chicco per chicco e scartano qualsiasi tipo di impurità o di chicchi di colore diverso. Stiamo studiando la possibilità di avere un ulteriore controllo sulla confezione finita".

Quali sono i dati principali dell’azienda?

"Il fatturato del 2023 ha raggiunto i cinquanta milioni (+30% rispetto al 2022); la quota export è del 10%; i dipendenti sono 30".

Avete avviato anche un progetto di solidarietà con l’associazione A-Rose. Ce ne parli.

"È un’iniziativa per noi importantissima: è un modo per fare del bene facendoci anche conoscere. Il 10% del fatturato di una speciale confezione di riso creata ad hoc è destinato a questa realtà che opera nel campo della ricerca oncologica sperimentale".