"Vogliamo diffondere il senso della solidarietà". A parlare è Oscar, pizzaiolo in pensione che insegna nei corsi di formazione per detenuti nel carcere di Ravenna. E le sue parole danno il senso dell’impegno dei volontari che nell’istituto romagnolo operano affinché l’avviamento al lavoro sia un modo per reinserire i detenuti nella società dopo la fine della loro pena. Quella di Ravenna è una struttura carceraria di piccole dimensioni, con una sezione di semiliberi. I detenuti, tutti uomini, arrivano a 83, di cui 45 cittadini stranieri. Una struttura piccola, ma dove non mancano iniziative perché il periodo detentivo sia davvero un momento di rieducazione e di reinserimento nella società, a partire dal lavoro. A parlare, nel corso di un incontro organizzato proprio nel carcere ravennate dal Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri, è stata la funzionaria giuridico pedagogica Daniela Bevilacqua: "La struttura è di piccole dimensioni, c’è quindi un problema di spazi. Inoltre, c’è un importante turnover fra i detenuti, che rende complicato attivare progetti di lunga durata. Il fiore all’occhiello sono i progetti sulla ristorazione. Per il tempo libero sono a disposizione laboratori teatrali, di scrittura e fotografia. Viene "poi realizzato un giornalino interno, 500 copie di ogni numero, e viene distribuito in città".
"Abbiamo voluto mescolare le carte – ha sottolineato il garante dei detenuti, Roberto Cavalieri, parlando dell’incontro tenutosi in carcere – portando in questa struttura le numerose esperienze positive attive nelle diverse strutture carcerarie. L’obiettivo è quello di incentivare la diffusione di idee ed esperienze. Vogliamo sviluppare la connessione fra queste associazioni, affinché facciano rete".