ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Il giudice multa Cannavacciuolo: lo chef non s’è presentato in aula

Trecento euro di ammenda per il noto cuoco chiamato come testimone: le riprese di ’Cucine da incubo’ a Matera non sono state considerate impedimento

Multa da 300 euro per lo chef Antonino Cannavacciuolo

Multa da 300 euro per lo chef Antonino Cannavacciuolo

Ravenna, 25 gennaio 2024 – Ha fatto sapere di essere impegnato a Matera per una puntata di ’Cucine da incubo’. Più di 600 chilometri da Ravenna insomma: e così lui ieri mattina in tribunale, dove era atteso come testimone, non si è potuto presentare. Una giustificazione non sufficiente secondo il giudice Federica Lipovscek che, alla luce della mancanza di un legittimo impedimento, gli ha così inflitto una ammenda di 300 euro da versare alla apposita cassa in attesa che si presenti nella prossima udienza fissata per metà novembre.

Certo, non una multa da incubo per le finanze dello chef pluristellato Antonino Cannavacciuolo. Ma comunque da pagare e peraltro nell’ambito di un processo dove lui rappresenta la parte offesa.

Prima scottatura insomma di una battaglia tra fornelli che lo vede contrapposto ai due gestori del ristorante Saporetti di Marina di Ravenna. Lo chef in particolare aveva lamentato il fatto che i due, in passato concorrenti al reality ’Cucine da incubo’, avessero usato il suo marchio senza autorizzazione. Il reato che viene contestato alla coppia - marito e moglie di 50 e 32 anni, difesi dall’avvocato Massimo Pleiadi e attesi a parlare nella prossima udienza - è concorso in contraffazione o uso di opere dell’ingegno o di prodotti industriali.

In buona sostanza, dopo la partecipazione al format, nel settembre 2018 avevano reclamizzato la riapertura del locale di Marina pubblicizzando, attraverso volantini, un "menù di pesce e crudites curato dallo chef Antonino Cannavacciuolo". E avevano pure usato un camion vela con gigantografia del famoso chef accostata al nome del ristorante rivierasco. Informato via Facebook da una sua ammiratrice culinaria, lo chef aveva fatto denuncia.

E nei guai c’era finito pure un 63enne bresciano coinvolto nella gestione del locale (è difeso dall’avvocato Marco Agosti). Come segnale distensivo, attraverso il suo avvocato Riccardo Santagostino, Cannavacciuolo si era reso disponibile a non costituirsi parte civile in cambio di una cifra simbolica.

In ogni caso i due ristoratori non sembrano intenzionati a incarnare il ruolo di sparring partner.

Dal loro punto di vista, l’esperienza nel format era stata utile ma certamente non facile, per certi aspetti umiliante, in quanto equivaleva all’ammissione di essere con l’acqua alla gola. Ritenevano che l’avere usato il menù pensato nell’occasione, non costituisse certo alcun illecito ma fosse solo una opportunità di rilancio.