Schianto, muore il collega: "Non sapevo fosse deceduto. Né che fosse in auto con me"

Davanti al giudice il 36enne ha detto che avevano partecipato a una cena di lavoro. Attribuisce allo choc l’allontanamento e il fatto di non ricordare molto dell’incidente.

Schianto, muore il collega: "Non sapevo fosse deceduto. Né che fosse in auto con me"

Schianto, muore il collega: "Non sapevo fosse deceduto. Né che fosse in auto con me"

Ha spiegato di aver saputo solo ieri, dal suo avvocato, che l’amico e collega in macchina con lui era morto. E, affranto, ha ricostruito per ciò che ricordava quanto accaduto venerdì sera, prima che con l’auto uscisse di strada sulla San Vitale, alla rotonda di Godo, finendo in un giardino privato dopo essersi ribaltata su un fianco. Iulian Andronic Bogdan, 26enne rumeno residente a Ravenna, è in carcere con l’accusa di omicidio stradale e fuga da incidente con deceduto. L’alcoltest aveva restituito un tasso di alcol nel sangue prossimo a 2 g/l, quattro volte il limite. Tutelato dall’avvocato Silvia Brandolini, ieri, davanti al Gip Janos Barlotti, ha spiegato che venerdì sera, assieme alla fidanzata, aveva partecipato a una cena con altri colleghi di una ditta di impianti di aerazione in un ristorante di Russi. Proprio una festa per salutarlo, perché avrebbe cambiato posto di lavoro. Al momento di tornare verso casa, ricorda che con lui c’era la fidanzata – 31enne di Riolo Terme, rimasta ferita in modo non grave –, ma non che a bordo ci fosse anche il collega Danilo Filomeno, 58enne di San Pancrazio. Una dimenticanza che addebita allo choc. Una volta portato in carcere, aveva saputo che qualcuno in quell’incidente fosse morto, ma solo ieri ha imparato che si trattava di Danilo. I carabinieri lo accusano anche di essersi allontanato a piedi, una volta estratto illeso dall’abitacolo, per poi essere ritrovato poco dopo in un locale. Questo aspetto, in udienza di convalida, non sarebbe stato oggetto di approfondimento, ha solo detto di essersi allontanato in stato di choc. Riguardo alla dinamica, ha spiegato di ricordare solo che l’asfalto era molto scivoloso e di avere a un certo punto perso il controllo della Toyota Yaris.

Il Pm Monica Gargiulo ha chiesto la la custodia cautelare in carcere. La difesa, la liberazione o, in subordine, gli arresti domiciliari, non ravvisando necessità cautelari in quanto a pericolo di fuga (è stabile in Italia dal 2006), reiterazione del reato (gli è stata ritirata la patente) e inquinamento probatorio di una vicenda già cristallizzata. Il giudice si è riservato la decisione.

l. p.