Nott de bisò e di speranze a Faenza. “Brucia un anno tremendo”

L’atteso appuntamento in piazza, nonostante la pioggerellina. Il Niballo al rogo ieri più che mai è stato auspicio per un 2024 migliore

La serata ha visto tantissimi faentini e persone da fuori città affollare il centro. Immancabile una tazza calda di bisò accompagnata dalle delizie degli stand (foto Tedioli)

La serata ha visto tantissimi faentini e persone da fuori città affollare il centro. Immancabile una tazza calda di bisò accompagnata dalle delizie degli stand (foto Tedioli)

Faenza, 6 gennaio 2023 – La mezzanotte è ancora lontana ma il fantoccio è già pronto, infagottato nel suo vestito verde, gonfio di carta e legna. Col suo sorriso bonario e statico sorveglia la piazza e non sa di essere la vittima prescelta: è il simbolo delle sventure del 2023, secondo la tradizione va bruciato per ripartire. E certo la pioggerellina tenue di ieri pomeriggio non ha scoraggiato i faentini dall’assistere allo spettacolo, tantomeno dopo il tremendo anno passato. Già alle 19 ieri sera piazza del Popolo era affollata: non gremita - non ancora, almeno -, ma ben popolata di persone di tutte le età venute a gustare polenta, bisò e carne alla griglia negli stand dei Rioni, in attesa del rogo. Le cucine lavorano a pieno ritmo, popolate dai volontari vestiti con i propri colori tradizionali.

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"Veniamo tutti gli anni, alla Nott de Bisò non si può mancare – dice Piera Giorgi, in piazza insieme alla figlia Martina e al suo ragazzo Matteo –. Siamo del Rosso, in passato abbiamo anche sfilato. Mio marito, Matteo Pierucci, era capitano del Rione nella gestione precedente. Ovviamente aspetteremo fino a mezzanotte, non ci si può perdere il rogo. Dove cadrà la testa del fantoccio? Vediamo, in realtà non si sa se porti bene o male... È un limbo". Poco lontano, vicino allo stand del Nero, Mariangela Naldi ha tra le mani il gotto di ceramica tradizionale. "Li colleziono tutti, dalla prima edizione del 1964. All’epoca mio padre faceva il bisò e mia madre lo distribuiva. Il Nero è una tradizione di famiglia e non si cambia, io tanti anni fa sono stata anche la dama". Il Nero è anche l’unico Rione la cui sede è stata allagata, lo scorso maggio: "È stato bello vedere anche gli altri Rioni dare una mano – aggiunge Naldi –. Io personalmente ero da mia figlia, la cui casa era sotto a quattro metri di fango".

Gianluca Baldani, al lavoro nelle cucine del Nero, ripercorre quei giorni: "Siamo stati gli unici colpiti direttamente, ma va detto che gli altri Rioni ci hanno dato tutti una mano. Ci stiamo riprendendo ora, ci sono i giovani e c’è tanta forza di volontà e nei giorni successivi all’alluvione ci siamo dati parecchio da fare. A luglio abbiamo riallestito le cucine, grazie alle donazioni e all’aiuto del Comune e degli altri rioni. Il lavoro è stato tanto, ma non ci scoraggiamo". Nella speranza che col Niballo siano bruciate davvero anche le sfortune del 2023.