REDAZIONE REGGIO EMILIA

Caporeparto a processo: "Mi ha causato lesioni e uno stato depressivo"

L’episodio avvenne nel 2017 e la lavoratrice ferita andò al pronto soccorso. L’imputata deve anche rispondere di tentata violenza privata .

Il giudice Giovanni Ghini davanti al quale si è svolta l’udienza

Il giudice Giovanni Ghini davanti al quale si è svolta l’udienza

Una donna oggi 54enne, dipendente di una cooperativa reggiana, è finita a processo con l’accusa di lesioni verso una sottoposta, aggravate dall’abuso delle relazioni d’ufficio. Lei, responsabile di cantiere, avrebbe tirato addosso alla collega un carrello per il trasporto dei capi di abbigliamento, causandole un trauma all’anca e alla gamba sinistra e una sindrome depressiva con conseguenze superiori a 40 giorni. Dopo l’episodio, datato 15 dicembre 2017, la lavoratrice andò subito al pronto soccorso. La caporeparto deve anche rispondere di tentata violenza privata perché, subito dopo, avrebbe detto alla lavoratrice: "Se passo un guaio, io vado in galera ma ti ammazzo". Parole che, secondo la ricostruzione investigativa, "volevano indurla a non denunciare l’aggressione subita".

La lavoratrice che sarebbe stata vessata si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Francesco Arlotti. Per qualche mese è stata assente per infortunio e malattia, poi è rientrata al lavoro: "A nostro avviso, c’erano dissidi lavorativi a monte – afferma Arlotti –. Ci risulta che la responsabile sia stata spostata dal reparto e che fosse al centro di lamentele da parte dei lavoratori".

Davanti al giudice Giovanni Ghini, sono stati finora sentiti la presunta vittima e anche diversi colleghi come testimoni, mentre ieri è stato ascoltato Fabrizio Zucchi, consulente medico della difesa affidata all’avvocato Fulvio Orlando. Lo specialista ha detto che i certificati non provano il nesso causale tra il fatto e le lesioni perché sono generici: "Non vi fu alcuna aggressione – sostiene Orlando –. Nei certificati non si parla di lesioni, ma di uno stato di agitazione. E quando il giudice ha chiesto a Zucchi se lo si possa inquadrare come patologia, il nostro consulente ha risposto di sì, nel senso però che anche i tifosi della Juve sono depressi se prendono un gol all’ultimo minuto... "

Alessandra Codeluppi