ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Processo Saman, parla lo zio Danish: “Il fidanzato non l’amava, l’ha solo usata”

Quasi quaranta minuti di dichiarazioni spontanee in cui l’uomo non fa mai riferimento al delitto ma parla del suo rapporto con la ragazza e col fratello mentre attacca il giovane Saqib

Reggio Emilia, 14 luglio 2023 - Maglietta azzurra, capello corto. Con il traduttore a fianco Danish Hasnain, lo zio di Saman, accusato di essere l'autore materiale del suo omicidio, ha parlato in aula davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Reggio Emilia, dove è in corso il processo per l'assassinio della 18enne di Novellara, avvenuto fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021.

Saman Abbas e lo zio Danish al processo mentre parla con il suo avvocato
Saman Abbas e lo zio Danish al processo mentre parla con il suo avvocato

FOCUS / La psicologa: il racconto del fratello è credibile”

Quasi quaranta minuti di dichiarazioni spontanee, in cui non ha mai menzionato il delitto, ma ha parlato della sua collaborazione con la giustizia (lui ha indicato il luogo di sepoltura, facendo ritrovare il cadavere), il suo rapporto con il fratello di Saman (che lo accusa di essere l'autore dell'omicidio) e il suo giudizio sul fidanzato della giovane ("l'ha solo usata per avere i documenti, non l'amava").

"Quando ho capito che potevo fidarmi della pm è iniziata la collaborazione. Volevo iniziare già da subito, ma volevo che mia moglie fosse sicura, ci eravamo sposati da poco. Per questo ho aspettato, finché lei non fosse stata al sicuro. Adesso sono tranquillo, voglio aiutare e voglio parlare. Ho indicato il luogo dov'era Saman perché vorrei che ora trovasse il suo posto, dov'è ora, assieme ai miei genitori. Spero che tutto finisca e ci sia giustizia, chi deve pagare paghi. Che non rimanga solo una storia quella di Saman, ma abbia una fine. Chiunque abbia pregato in quel momento, musulmano o di altra religione non importa, per me era importante che le preghiere avessero un senso. Per questo ho parlato", ha detto l'imputato.

Il rapporto con il fidanzato Saqib

"Si vede bene che Saman ha amato, invece Saqib l'ha soltanto usata dall'inizio fino alla fine - ha poi commentato Danish Hasnain -. A differenza di quanto detto per sposarsi è importante anche la questione dei documenti: Saqib l'ha usata per avere i documenti. Nella religione musulmana il rapporto con il matrimonio è diverso. Lei non era sicura in quella casa, se lui davvero avesse tenuto a lei perché l'avrebbe mandata in quella casa a prendere i documenti? L'unico motivo era quello di volerla sposare per avere i documenti. Mia moglie ha lasciato il suo Paese, i suoi genitori e qui non ha nessuno, invece è venuta qui e sta ancora con me. Questo è amore. Non quello di Saqib".

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Il rapporto con il fratello di Saman

Il lungo flusso di coscienza dello zio Danish si è poi spostato sul fratello di Saman: "Io non ho rancore verso il fratello di Saman, è cresciuto tra le mie braccia, è come un figlio per me. E non voglio che la sua vita venga sottoposta alle telecamere, come la nostra, e non sia più al sicuro nel suo quotidiano. Mi spaventa che possa essere sotto i riflettori. Potrebbe perdere la sua libertà".

E ancora: "La situazione in carcere è davvero difficile per me, ho fatto dieci mesi e dieci giorni in isolamento. In carcere hanno provato a minacciarmi, ma io non ho problemi con nessuno e non voglio tornare in isolamento. Nessuno ha aiutato mia moglie, è arrivata qui da sola. L'unica persona che l'ha aiutata è stato l'avvocato Cataliotti ed è grazie a lui se riesce a mangiare. Non sta vivendo una vita facile. Il mio difensore le dà una somma economica per poter mangiare e le spese personali, gli sono e sarò immensamente grato".

Infine, ha ricordato Saman: "Tutto quello che dovevo dire l'ho detto. Con Saman avevo un rapporto da amico, non zio. Con me si potevano confidare e parlare di tutto. Sapevo che la situazione in casa non era facile. Mi spaventa il fatto che il fratello debba venire qua e gli siano fatte ricordare cose che non vuole ricordare".

L'ultima stoccata è stata rivolta alle associazioni islamiche che si sono costituite parte civile: "Mi dispiace che le comunità islamiche abbiano chiesto un ammontare di denaro, perché la religione non è una questione di soldi. Se qualcuno muore non devi chiedere soldi per quanto successo: per noi questo denaro è peccato, non credo sia giusto".