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Cronaca

Sanità, i pediatri in coro: "Cau non attrezzati per assistere i bimbi"

Secondo la Fimp i nuovi centri per la salute voluti dalla Regione non riuscirebbero a rispondere alle esigenze delle famiglie. "Perché non pensare a istituire anche dei Cau pediatrici?"

Reggio Emilia, 3 gennaio 2024 – “È possibile l’istituzione di Cau pediatrici?". A chiederlo è il dottor Romano Manzotti, segretario provinciale della Fimp Reggio (Federazione Italiana Medici Pediatri).

Il quesito viene sollevato al concludersi delle festività natalizie che rappresenta come sempre un tour de force per l’assistenza territoriale, complici le malattie legate al freddo che colpiscono soprattutto e più spesso i bambini.

Oltre ai classici pronto soccorso e guardia medica, di recente è stato inaugurato il Centro Assistenza Urgenza (Cau). Al momento sono due quelli attivi, uno in città a Reggio e uno a Correggio, ma la prospettiva è di aprirne uno in tutti i distretti sanitari reggiani.

I pediatri chiedono che vi siano centri specializzati per la cura dei minori
I pediatri chiedono che vi siano centri specializzati per la cura dei minori

Tale servizio, disponibile 24 ore su 24, è nato per attutire il colpo delle prestazioni più semplici che di norma si rovesciano tutte sul pronto soccorso, oberandolo.

"Noi pediatri vorremmo dare un possibile contributo per quanto riguarda l’assistenza ai bambini – spiega Manzotti –. Il nostro lavoro non consiste solo nel dare una risposta in caso di malattia, ma è anche quello dedicato all’educazione sanitaria delle famiglie, all’aiuto nella crescita dei bambini e adolescenti, coi mille problemi educativi e di salute che si accompagnano ad ogni età".

Tutti noi – prosegue – iniziamo al mattino alle 8 a rispondere alle numerose telefonate dei genitori, sempre diverse decine nei mesi freddi, e ovviamente il telefono non è sempre immediatamente libero. Poi ci sono momenti in cui rispondiamo alle mail, ai messaggi dei genitori, manteniamo i contatti coi luoghi di ricovero, con gli specialisti, coi colleghi".

E ancora, "c’è l’attività ambulatoriale che riguarda non solo le malattie ma anche i bilanci di salute, le valutazioni periodiche dei bambini con patologie croniche, o anche semplicemente per tranquillizzare i genitori preoccupati, sempre numerosi".

In tutto questo, "i Cau così come sono stati pensati, almeno per l’età pediatrica, non sono utili" dice chiaramente Manzotti. "Dovrebbero prevedere un personale medico specializzato in pediatria – aggiunge –. I bambini hanno una loro specificità, a cui i medici non pediatri, o comunque con scarsa formazione pediatrica, di frequente non possono dare risposte (diagnosi e terapie) appropriate".

Anche l’assistenza pediatrica può e deve compiere il passo verso una modalità di lavoro più ‘di gruppo’: "Non è più attuale pensare ad un pediatra che lavora nel proprio ambulatorio da solo in ciascun comune o quartiere cittadino – continua –. È tempo che si inizi realmente a pensare a Case della Salute Pediatriche distrettuali o polidistrettuali, che coinvolgano tutti gli attori della area pediatrica come ad esempio ostetriche e centri di aiuto all’allattamento, neuropsichiatri infantili, psicologi e servizi sociali".

Dei centri "in cui sono raccolti tutti i servizi rivolti all’infanzia e all’adolescenza, sia per le necessità acute che per quelle della cronicità, con tutto vantaggio delle strutture di pronto soccorso", riuscendo a "garantire assistenza sanitaria fino a 12 ore (8-20) al giorno, e possibilità di assistenza pediatrica anche nei prefestivi e festivi in situazioni epidemiologiche importanti, come in queste settimane". Un secondo tipo di Cau insomma, dedicati alla salute dei più piccoli, che riescano ad aiutare i pediatri nel loro impegnativo lavoro quotidiano.