ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Sfasciò il pronto soccorso: "Nessuno lo fa più lavorare"

In tribunale l’udienza per il pakistano di 30 anni che causò 80mila euro di danni. Aveva chiesto di essere messo alla prova, ma le coop non lo hanno accolto

Sfasciò il pronto soccorso: "Nessuno lo fa più lavorare"

Sfasciò il pronto soccorso: "Nessuno lo fa più lavorare"

Reggio Emilia, 4 ottobre 2023 – Era stato protagonista di una notte di follia al pronto soccorso dell’ospedale di Guastalla. Qui, poco dopo la mezzanotte tra il 25 e il 26 giugno, aveva sfasciato tutto ciò che gli capitava a tiro: vetri delle porte, macchinari ospedalieri, il parabrezza di un’ambulanza. La sua furia aveva costretto a chiudere il reparto per un paio d’ore, dalle 2 alle 4. La conta dei danni era stata pesante: 80mila euro. Lui, il 30enne pakistano Atazaz Hassan, residente a Fabbrico, era stato arrestato dai carabinieri per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, interruzione di pubblico servizio e altri reati.

Era stato soccorso dopo una rissa in un parco a Reggiolo con alcuni connazionali: portato a Guastalla, in stato di ubriachezza, si era scatenato dentro il pronto soccorso, finché non era stato fermato dai carabinieri con lo spray al peperoncino. Nel frattempo il suo avvocato difensore Franco Beretti ha chiesto la sospensione del procedimento attraverso la messa alla prova: è stata avanzata la richiesta di poter fare lavori socialmente utili in cooperative sociali della zona. A queste realtà, per chiarezza, è stata illustrata anche la vicenda di cui è stato protagonista il 30enne. Fatto che probabilmente ha scoraggiato il suo ingaggio nel volontariato: finora, infatti, il suo inserimento non è stato possibile, dato che nessuno ha dato risposta. Il pakistano ha pagato mille euro di risarcimento all’Ausl: nel frattempo ha perso il lavoro da saldatore che aveva da sette anni e anche la cifra che ha versato deriva da un aiuto offerto dal suo ex titolare.

Davanti al giudice Francesca Piergallini, ieri era fissata la prosecuzione della direttissima, dopo che in giugno il 30enne era stato sottoposto agli obblighi di firma e di dimora: lui era presente nell’aula del tribunale. Poiché l’opzione dei lavori utili sta venendo meno, ora la difesa sta pensando di concordare con il pm Valentina Salvi un patteggiamento, per il quale è stato chiesto un termine.

"Il mio assistito si è detto in passato molto dispiaciuto: sulla condotta di quella sera ha pesato anche il fatto che lui avesse bevuto – dichiara l’avvocato Beretti –. Ora si trova in una situazione complessa perché ha perso il lavoro e anche perché dopo sette anni lui risulta ancora richiedente asilo".