REDAZIONE REGGIO EMILIA

Studentesse ’digitali’ "Un progetto per le allieve per aprire loro le porte del mondo informatico"

’Girls Code It Better’ è stato ideato da Costanza Turrini, madre single di tre figli "Bisogna rompere uno stereotipo: i dati dicono che le ragazze fanno fatica ad avvicinarsi alle materie scientifiche. Ma non è così".

Studentesse ’digitali’ "Un progetto per le allieve per aprire loro le porte del mondo informatico"

Un progetto tutto al femminile ideato e portato avanti da una reggiana doc. Si chiama Girls Code It Better (Le ragazze programmano meglio), ed è stato ideato da Costanza Turrini, 57 anni, madre single di tre figli. Un percorso di project management rivolto esclusivamente alle studentesse delle scuole medie e superiori, con un duplice obiettivo: quello di aprire le porte dello sviluppo digitale ai migliori talenti femminili, ma, soprattutto sviluppare l’anima manageriale e imprenditoriale delle studentesse. Nella provincia di Reggio, Girls Code it Better, è presente con i suoi corsi in sei istituti di scuola secondaria di primo grado e in due di secondo grado, in particolare all’istituto comprensivo di Albinea, allo Spallanzani di Casalgrande, al Boiardo di Scandiano, al Fontanesi-Kennedy di Reggio, all’Andreoli di Correggio e al Galilei di Campagnola, allo Scaruffi, e a Lab 4.0 di Reggio. Il tutto con il contributo di istituzioni pubbliche (Comuni di Albinea e Casalgrande), private (Unindustria) e imprese (Errevy System).

Signora Turrini, un progetto che si è sviluppato bene in Italia e nella nostra provincia...

"Molto. Se una ragazza vuole cimentarsi col digitale a Reggio riesce a farlo".

Ci spieghi meglio…

"Credo che questo sia un territorio in cui il mondo della scuola lavora bene e dove si riescono a proporre progetti in modo efficace. Per esempio, la proposta dei nostri laboratori è generalmente aperta a un massimo di 20 studentesse; a Lab 4.0 se ne sono presentate 27, senza fare promozione. Quindi sì, le ragazze di Reggio hanno voglia di scoprire il digitale".

Perché un progetto così?

"Perché bisogna rompere uno stereotipo. I dati dicono che le ragazze fanno fatica ad avvicinarsi alle materie scientifiche. Si sostiene che esse siano poco inclini alla matematica, in cui vi è anche la pressione di una ‘competizione’ con i maschi, dove questi spesso la fanno da padrone. Invece con un progetto completamente al femminile, questo stereotipo non c’è. Non vi è competizione coi maschi. Ma vi è solo l’obiettivo di tirare fuori il meglio delle proprie capacità, sviluppando nuove competenze che serviranno nelle future carriere".

Come si svolgono questi laboratori?

"Li chiamiamo club. Sono formati da circa una ventina di ragazze, e si sviluppano su un totale di 45 ore durante l’anno scolastico, al pomeriggio, in modo completamente gratuito, con la presenza di un insegnante della scuola e uno ‘nostro’. A loro poniamo una sfida, che può essere la mobilità sostenibile, oppure quello della sicurezza informatica, che loro devono risolvere sfruttando le nuove tecnologie, vuoi creando un’app, o un robot, o un sito web. L’obiettivo, sia chiaro, non è quello di imparare a programmare".

Qual è dunque?

"È il percorso progettuale, non il prodotto. È quello di aiutare le ragazze, soprattutto quelle più fragili, a sviluppare la creatività, il talento utilizzando le nuove tecnologie e gli strumenti che essa offre. Il futuro è il digitale, e le ragazze hanno tutte le potenzialità per fare la differenza anche in un campo prettamente maschile per definizione".

Nicola Bonafini