Fiscalità come fattore di sostenibilità: "Adempimento collaborativo: un’opportunità per le imprese"

Alessandra Cavina, Partner Pwc TLS: "Orientarsi alla trasparenza in cambio di certezza". La riforma di dicembre ha esteso questa possibilità a 10mila aziende. Ecco quali vantaggi.

Fiscalità come fattore di sostenibilità: "Adempimento collaborativo: un’opportunità per le imprese"

Fiscalità come fattore di sostenibilità: "Adempimento collaborativo: un’opportunità per le imprese"

Il controllo del rischio fiscale "è un connotato della carta d’identità della sostenibilità dell’impresa che aspiri ad essere conforme alle istanze ESG". Ma perché ciò si realizzi davvero occorre anche che "l’amministrazione finanziaria si apra a un dialogo preventivo che possa sostituire realmente il sospettoso esercizio del controllo successivo". Ne è certa Alessandra Cavina, Partner PwC TLS responsabile dell’area Emilia Romagna Marche.

Quali sono le conseguenze di una contestazione fiscale?

"Oltre alle possibili conseguenze patrimoniali e reputazionali di una contestazione fiscale su fatti aziendali accaduti anche cinque anni prima, si registrano due ulteriori pregiudizi: l’effetto filotto, perché le scelte fiscali applicate dal contribuente su più periodi d’imposta cadono come birilli in sequenza; e l’effetto spiazzamento, perché vengono utilizzate dai verificatori in sede di controllo soluzioni interpretative che l’impresa non poteva conoscere quando ha fatto i ’compiti a casa’".

Quale approccio consiglia allora?

"L’adempimento collaborativo che sposta le lancette dell’orologio nella relazione con il Fisco: l’interlocuzione attivata in modo tempestivo e coevo rispetto ai fatti aziendali abilita la certezza preventiva, perché anticipando il controllo dell’Amministrazione finanziaria al periodo di imposta in corso, elimina in radice verifiche ex post e relative contestazioni".

Quale è l’orientamento del legislatore?

"La riforma fiscale di dicembre ha inteso estendere questo strumento di certezza preventiva, abbassando le soglie di ingresso nel regime: da oggi ai prossimi quattro anni, le imprese che potranno accedervi passeranno da qualche centinaia a circa dieci mila".

E quali saranno i vantaggi?

"Il legislatore ha abbreviato significativamente il tempo concesso al Fisco per svolgere i controlli, passando da cinque a due anni. Inoltre è stata prevista la riduzione delle sanzioni amministrative in caso di errori e la disapplicazione delle sanzioni amministrative e penali laddove il contribuente non intenda condividere l’esito delle interlocuzioni preventive, consentendo all’impresa di ’litigare’ con il Fisco solo sull’imposta".

Nel concreto questo approccio può risultare davvero efficace?

"Sì, purché l’impresa si orienti alla trasparenza: le interlocuzioni preventive sono un ombrello che protegge dalle intemperie tributarie, a condizione di aprirlo. Per farlo, occorre disegnare e mantenere un sistema di controllo interno dedicato ai rischi fiscali, capace di intercettarli e mitigarli: il Tax Control Framework (TCF)".

Come si attua?

"Attraverso tre elementi – risponde Lorenza Pagani- Partner PwC Private Risk –. Prima disegnare una mappa, per identificare puntualmente i rischi fiscali che si annidano nei processi aziendali, unitamente ai controlli che ne presidiano la manifestazione: l’esercizio di mappatura deve riguardare i processi aziendali tutti. Poi predisporre un setaccio, per selezionare i rischi fiscali che richiedano un’interlocuzione tempestiva ed esauriente con l’Agenzia delle entrate, così da ottenere certezza preventiva. Infine, inserire il TCF nel sistema di governo aziendale, perché la cultura della gestione e del controllo dei rischi fiscali attraverso i processi aziendali permei i gangli degli adeguati assetti organizzativi.".