
Il ritorno di Lorenzo Mora, campione di Carpi, dopo una pausa dalle competizioni: "Ho fatto ’pace’ con l’agonismo, è più di un lavoro"
L’acqua, il suo van e l’inseparabile cane Kurai: questo è l’universo di cui ama circondarsi Lorenzo Mora, campione di nuoto nato a Carpi 26 anni fa. Dorsista, è considerato il ‘re delle subacquee’, anche per l’eleganza e la sinuosità con cui le esegue. Tesserato per Fiamme Rosse e VVFF di Modena, fino a dicembre si è allenato al centro federale di Ostia per poi passare a Bologna, città in cui vive. Ma con il cuore anche a Carpi, dove abitano i suoi genitori cui è molto legato.
Lei ama definirsi ‘un ragazzo che nuota, non un nuotatore’. Come mai?
"Cerco di discostarmi dalle definizioni. ‘Nuotatore’, ad esempio, non la sento mia, forse perché devo ancora capire bene cosa sono (sorride, ndr)".
Però anche Wikipedia la definisce ‘un nuotatore italiano’… "In effetti, sono 20 anni che nuoto, ossia l’80% della mia vita l’ho passata in vasca, dunque viene naturale definirmi ‘nuotatore’. Il nuoto è il mio punto cardine da quando ho sei anni, però…mi pare ‘limitativo’. L’attività che pratico, il mio ‘lavoro’ è il nuoto, ma c’è anche tanto altro, e questo pensiero, lo ammetto, mi fa sentire più tranquillo, con meno ansia e senso di responsabilità quando devo affrontare una gara".
Parlando di gare, ai mondiali di nuoto in vasca corta a dicembre 2024 a Budapest, ha conquistato la medaglia d’argento nei 200m dorso, e il bronzo nella 4x100m misti. Che esperienza è stata?
"Emozionante come sempre. Ma anche impegnativa. La preparazione, al centro federale di Ostia, è stata ‘tosta’, non solo a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale: ero circondato dal nuoto, vivevo in una piscina. Per questo, dopo i mondiali, ho deciso per qualche mese di staccare, avevo bisogno di resettarmi sui miei tempi, e non più di adeguarmi a quelli voluti da altri. Si era creato un disequilibrio: dovevo ‘riprendermi il mio tempo’, come dice Fabrizio De André".
E come si è ‘ripreso il suo tempo’?
"Ho preso il mio Van, il regalo che mi sono fatto l’anno scorso, e ho girato senza una meta precisa: Sicilia, Sardegna, tanti posti, per recuperare il senso delle cose. Questo mi sarà molto utile nella prossima stagione di corta, sotto il profilo umano – che per me è il più importante – ma anche sotto quello della prestazione perché recuperando la mia energia, poi mi alleno e gareggio perché ho voglia di farlo, e non per avere uno ‘stipendio’ o per un impegno nei confronti della Federazione".
È riuscito nel suo intento?
"Sì. Sono tornato a Bologna che è il mio posto del cuore, dove ritrovo i miei amici, e il mio spazio. Adesso quando vado in acqua sento stimoli diversi, che mi rispecchiano di più rispetto a quelli puramente agonistici, avverto di potere vivere l’esperienza più personalmente. In un certo senso, ora ho veramente fatto ‘pace’ con il nuoto… Una pace che non c’è sempre stata, e mi sento pronto a sparare quelle due o tre ‘cartucce’ che mi restano".
La prospettiva potrebbe andare ben oltre le due o tre ‘cartucce’, non crede?
"Ora voglio ragionare così, non darmi delle scadenze a lungo termine, ad esempio quadriennali. Ho 26 anni, mi sento maturo a livello agonistico, ma preferisco pensare stagione per stagione, non per cicli maggiori, per capire come mi evolvo in questa ‘seconda parte’ della mia vita che coincide con la seconda parte dei miei anni a Bologna dove mi ero trasferito nel 2019 e ora mi appresto a cambiare casa. Voglio ritrovare il mio tempo organizzandomi poco alla volta, non appunto pensando quattro anni avanti.
Adesso, ad esempio, pensare di lasciare il mio inseparabile cane per tre settimane mi fa star male; quindi, cerco di seguire quello che sento in quel determinato momento".
In questa sua visione, il Van pare particolarmente azzeccato…
"Sono cresciuto in una famiglia di camperisti, quindi ho un po’ l’avventura nel Dna. Questo Van rappresenta ‘casa’ sotto molti aspetti, mi permette di decidere ogni volta cosa voglio fare e dove voglio andare. Ascoltarmi e interagire con me stesso, piuttosto che impormi delle cose come ho fatto in passato, ad esempio quando avevo l’obiettivo delle Olimpiadi".
Come è nata la passione per il nuoto?
"Mio padre è istruttore di sub, e fin da quando avevo quattro anni mi ha abituato a fare snorkeling con lui in Sardegna. Ha percepito subito che non avevo paura dell’acqua: una naturale predisposizione all’acquaticità. Avevo sei anni quando mi ha portato in piscina a Carpi. Posso fare una parentesi?"
Certo, mi dica
"È fondamentale la piscina per i giovani, già da bambini e bambine: penso che dovrebbero inserirla tra gli insegnamenti scolastici fino da piccoli".
A sei anni ha iniziato ad andare in piscina a Carpi…
"Ho iniziato i corsi, all’inizio non mi piacevano molto, ma essendo un testone mi sono impuntato con il nuoto e mi è piaciuto sempre di più tanto che è diventato il mio lavoro…e per questo ha smesso di piacermi così tanto (ride, ndr)".
La chiamano il ‘re delle subacquee’: come ha scelto il dorso?
"Non ricordo quando mi hanno girato a dorso. Avevo iniziato anche con stile e delfino, ma poi si finisce per assecondare quello che esce in modo naturale, forse in base alla mia struttura fisica. Le virate e le subacquee mi rappresentano meglio…anche perché ti permettono di guardare il cielo".
L’acqua cosa significa per lei? "Ha una funzione catartica: sono profondamente legato all’acqua. Ovunque io vada con il mio Van, deve esserci vicino l’acqua, che sia mare, fiume, o lago. Lo dico per la mia salute mentale, perché l’acqua ha la capacità di tirarmi fuori tanto e farmi stare bene".
Sul Van ha anche la tavola da surf?
"Ovvio! In passato portavo con me anche il kayak gonfiabile, qualsiasi cosa che mi consenta di godere dell’acqua e della natura".
Prossimi impegni?
"La coppa del Mondo in vasca corta in Nord America, a ottobre. Ora sono in recupero dopo una operazione al setto nasale: in base a quando riuscirò a tor[/EMPTYTAG]nare in vasca, vedrò se fare tutte le tre tappe o solo quella di Toronto. A novembre, a Genova, ci sarà lo storico trofeo Nico Sapio, riferimento italiano per la vasca corta e ottimo test-gara. E ovviamente spero di qualificarmi per gli europei in Polonia a dicembre".
Carpi ha dato i natali a un altro grandissimo campione del nuoto, Gregorio Paltrinieri, recente doppio argento mondiale a Singapore (ieri il bis nella 5 km di fondo). Che rapporto avete?
"Siamo amici e lo stimo molto, oltre ad una grande capacità, è dotato di una umiltà disarmante e a livello umano è eccezionale".