Sant’Orsola, gli antiabortisti anticipano la preghiera e i contestatori

Il gruppo della Papa Giovanni XXIII ha riunito di lunedì il presidio davanti al policlinico

Protesta fuori dall’ospedale Sant’Orsola (foto Schicchi)

Protesta fuori dall’ospedale Sant’Orsola (foto Schicchi)

Bologna, 7 luglio 2014 - Quando domani i contestatori della preghiera davanti al Sant'Orsola di Bologna nel giorno in cui si praticano gli aborti si presenteranno per il loro consueto 'contro-presidio', stavolta non troveranno nessuno in raccoglimento. Questa settimana, infatti, "per ragioni organizzative" e' stata anticipata a oggi la preghiera per la vita.

E davanti al Policlinico c'era anche Giovanni Ramonda, responsabile della Comunita' Papa Giovanni XXIII che presto riprendera', come si specifica in una nota, a pregare il martedi'. Del resto, nonostante la contestazione, la Papa Giovanni XXIII non arretra di un millimetro. Ramonda torna infatti sulle ragioni della preghiera davanti agli ospedali e invita ad unire le forze per garantire il primo diritto umano, quello di nascere.

"Tutti riconoscono che l'aborto e' un dramma. Noi non facciamo pressione sulle donne, preghiamo per loro e per i bambini che vengono privati della vita. Non solo preghiamo, ma anche offriamo il nostro aiuto alle mamme e coppie in difficolta' a portare avanti una gravidanza", specifica Ramonda. E la risonanza mediatica ottorno a questa preghiera 'aiuta'. Ringraziamo i media per l'attenzione data in questo periodo alla nostra preghiera- dice Ramonda- perche' aiuta a risvegliare le coscienze".

Ramonda evidenzia peraltro che, dall'esperienza di aiuto a mamme e coppie in difficolta', risulta che "oltre i due terzi di quelle che erano orientate all'aborto, quando viene offerto un aiuto concreto, scelgono di far nascere il figlio: questo significa che l'aborto non era una scelta di liberta' ma di solitudine e disperazione". Ancora "piu' grave" e' che circa un quinto delle 573 donne aiutate nel 2013 ha segnalato "pressioni ad abortire da parte del partner, dei genitori, del datore di lavoro o anche da parte di operatori sociosanitari".

Al "gruppetto di contestatori" che da qualche settimana "viene a fare azioni di disturbo alla nostra preghiera, lanciando anche accuse pesanti nei nostri confronti", Ramonda ricorda che "chi ci conosce sa che noi siamo dalla parte dei piu' deboli, degli indifesi, di chi non ha voce. Per questo accogliamo nelle nostre famiglie e case famiglia bambini handicappati gravissimi che altrimenti sarebbero abbandonati in ospedale; incontriamo e accogliamo donne vittime del racket della prostituzione, i senza dimora, gli immigrati che non hanno alcuna forma di tutela, i giovani tossicodipendenti, le vittime dei conflitti, non solo in Italia ma anche nei 32 Paesi del mondo in cui siamo presenti".

Oltre a condividere "la vita degli ultimi, cerchiamo anche di essere loro voce, agendo sempre con la nonviolenza per rimuovere le cause dell'emarginazione e dell'oppressione. Tra questi ultimi c'e' anche il piu' piccolo e indifeso degli esseri umani, il bambino nel grembo materno. È per questo bambino o bambina e per la sua mamma che noi- chiarisce Ramonda- preghiamo davanti alle cliniche dove si consuma il dramma dell'aborto nell'indifferenza generale".

E duque "crediamo sia importante unire le forze perche' ogni vita umana, anche la piu' piccola e indifesa, maschio o femmina, di qualsiasi etnia e condizione sociale, possa esercitare il primo dei diritti umani, quello di nascere, e perche' 'la difesa della vita nascente', come afferma Papa Francesco nella Evangelii Gaudium al n. 213, e' intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano", conclude Ramonda.

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