Luca Zama, maestro di arti marziali, premiato dal Coni per meriti sportivi
Bologna, 2 aprile 2016 - “Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla”, diceva De Coubertin. Ne sa qualcosa Luca Zama, cinquantuno anni, trentasette dei quali passati a combattere. Esperienza che mette a disposizione degli altri insegnando arti marziali. Il Coni nel 2014 lo ha premiato per meriti sportivi, ma chi vive per migliorarsi non si siede sugli allori.
All’orizzonte c’è sempre una nuova sfida: “Insieme con il promoter Mario Zanotti sto partecipando all’organizzazione di ‘Emperor of the ring’, un evento che andrà in onda su Rai Sport”.
Zama, di cosa si tratta?
“è una manifestazione di K-1, uno stile derivato dalla kickboxing che va molto di moda in Europa. Si usano tecniche di braccia e gambe e si può inserire in ogni combinazione una ginocchiata”.
Quando e dove l’appuntamento?
“L’8 maggio al palasport di Anzola. Si inizia alle 8 e si va avanti fino alla mezzanotte con una maratona di dieci incontri professionistici al termine dei quali andrà in scena una sfida galà. Due tra i dilettanti più ‘in’ d’Italia si contenderanno il titolo di campione messo in palio dalla federazione WTKA: uno è Niccolò Dall’Olmo dello Zama Team, l’altro sarà scelto nelle prossime settimane”.
Quali obiettivi vi siete posti organizzando questo evento?
“Il primo è benefico: intendiamo devolvere parte del ricavato all’associazione Ageop, che si occupa dell’assistenza dei bambini affetti da malattie leucemiche e tumorali; il secondo è tenere alta la bandiera della kickboxing a Bologna, una piazza che è sempre stata molto avanti in questo sport”.
Lei è stato tutor delle guardie di sicurezza ingaggiate da alcune multinazionali in Kosovo e in Libano. C’è un nesso tra lo sport e la guerra?
“No, il proverbio dice che ‘in amore e in guerra tutto è lecito’, mentre nello sport fortunatamente esistono le regole”.
Ha allenato attori sui set di ‘Quo vadis baby’ e ‘Nirvana’, diretti da Gabriele Salvatores, e di ‘Distretto di polizia’. Chi se la cava meglio con le arti marziali?
“Direi nessuno, anche perché per imparare occorrono molto tempo e applicazione. Gli attori, giustamente, sono concentrati al cento per cento sul loro lavoro. C’è, però, un’eccezione: non l’ho conosciuto, ma so che Robert De Niro è in gamba”.
E ai bolognesi piacciono le arti marziali?
“Moltissimo, Bologna è sempre stata una grande piazza per gli sport di combattimento. Pensi che negli anni ’60 e ‘70’ gli incontri venivano organizzati allo stadio, e ciò era possibile soltanto nelle grandi arene americane. Il K-1, in particolare, sta appassionando molte persone: nelle palestre dove insegno, come la Sempre Avanti, la Regis o la Music Academy, ci sono 325 iscritti”.
Perché, secondo lei?
“C’è un po’ di paura a girare per strada, quindi la gente cerca buoni maestri per corsi di autodifesa”.
A proposito: tra le sue attività c’è la cura della sicurezza di due imprenditori bolognesi. Che momento vive la città dal suo punto di vista?
“Bologna è abbastanza tranquilla, anche se il livello di microcriminalità è più alto di quello che vediamo”.
Lei sostiene che le arti marziali coniugano “qualità fisiche e doti morali”. è il classico “mens sana in corpore sano” o c’è qualcosa di più?
“C’è qualcosa di più. Per stare bene si può fare qualsiasi sport, ma un maestro di arti marziali ti prende per mano, ti dà un indirizzo di vita, ti accompagna nella crescita comportandosi quasi come uno psicologo. E questo è particolarmente importante laddove la famiglia si disgrega”.
La sua filosofia in una battuta?
“C’è sempre una via d’uscita”.
Da tenere bene a mente, nella vita come nello sport.
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