Bologna, allarme epatite A, più di 100 casi in 8 mesi

Il primo focolaio probabilmente in Olanda. Allerta alta soprattutto nella comunità gay

Franco Tumietto, infettivologo al Sant’Orsola

Franco Tumietto, infettivologo al Sant’Orsola

Bologna, 27 agosto 2017 - La soglia d’allerta è stata superata da un pezzo, anche in Emilia-Romagna. L’epidemia di epatite A che da mesi si sta registrando nelle maggiori città europee, in particolare tra gli appartenenti a comunità gay, ha fatto entrare a pieno titolo anche Bologna nelle statistiche del contagio di massa. Secondo il Sistema informativo delle malattie infettive dalla Regione, se i casi di epatite A conclamati in provincia nel 2013 erano 17 (poi 14 nel 2014, 11 nel 2015, otto nel 2016), nei soli primi otto mesi dell’anno se ne contano già 105. Un’impennata che trova analogie anche nelle altre province emiliano-romagnole. Così i casi zero di Piacenza del 2016 sono passati a nove secondo i dati aggiornati al 20 agosto.

A Parma il virus era stato riscontrato in due persone l’anno scorso, mentre quest’anno sono già 26. A Reggio-Emilia stesso risultato: da tre a 31. A Modena, poi da due a 37 casi e da 6 a 14 a Ferrara. In Romagna i casi sono passati da due a 23 a Ravenna, da due a 16 a Forlì-Cesena, da quattro a 16 a Rimini. A questi si aggiungono otto pazienti curati da ospedali in regione, ma non residenti o domiciliati in Emilia-Romagna. “Per la comunità scientifica questa è un’epidemia a tutti gli effetti. Ma non legata a un problema alimentare: oltre due terzi delle anamnesi fatte sui pazienti – afferma Fabio Tumietto, infettivologo del Policlinico Sant’Orsola e responsabile del programma controllo rischio infettivo – rilevano una trasmissione per via sessuale”.

Cosa significa contrarre l’epatite A?

“L’epatite A è una malattia virale del fegato, ma sicuramente tra le epatiti è quella con il minor rischio di complicanze, cioè una forma il più delle volte senza gli esiti evolutivi sfavorevoli dei tipi B o C. Tuttavia comporta un periodo non irrilevante di invalidità”.

Come si contrae?

“Ha una circolazione per via orofecale, quindi contaminazione di acqua e alimenti sono la forma più classica, ma vi è anche una via sessuale nota. In questo caso, infatti, si tratta di un contagio che ha coinvolto tutta Europa ed è stata riconosciuta una diffusione soprattutto nell’ambito della comunità omosessuale”.

Ma non solo lì.

“Certamente, infatti non dobbiamo incorrere in errori del passato come con l’Hiv. Coinvolge tutti. Sull’epatite A, la comunità omosessuale si è subito attrezzata con forti campagne informative sulle corrette pratiche di safe sex, tanto che nelle ultime settimane stiamo vedendo un significativo rallentamento dei casi”.

È stata superata la fase acuta?

“Lo vedremo solo nei prossimi mesi”.

Qual è la casistica ritenuta accettabile?

“A mio avviso, esistendo un vaccino specifico dovrebbe essere zero. Ma in Italia non ci vacciniamo e 8-10 casi annui sono accettabili per il sistema sanitario perché impattano poco”.

Solitamente è un vaccino consigliato a chi viaggia.

“Sì e continueremo a dirlo a chi ama fare viaggi in Paesi esotici, così come la profilassi per il tifo. Da noi, invece, non abbiamo mai chiuso ristoranti per contagio da epatite A”.

Come si manifesta l’epatite A?

“Dopo un mese o un mese e mezzo dal contagio si manifestano feci molto chiare e urine molto scure, difficoltà di digestione, nausee, vomito, malessere generale, stati febbrili soprattutto prima dello sviluppo dell’ittero”.

Come ci si cura?

“Si guarisce spontaneamente con il riposo, ma è un po’ ‘brigosa’: almeno quattro settimane per una piena guarigione, più generalmente sei-otto settimane di astensione dal lavoro. Ha un peso sociale molto significativo”.

C’è bisogno di ricovero?

“In genere 2-3 giorni in Malattie infettive per monitorare l’andamento degli esami”.

Ci possono essere complicazioni?

“Di solito un fisico debilitato non è mai un buon alleato. Sono rarissime le evoluzioni fulminanti da epatite A, ma è uno dei motivi in cui il malatto rientra in un programma di breve ricovero e visite ambulatoriali. Non è nota, invece, a differenza della B e C, un’evoluzione cronica”.

Una volta contratta l’epatite A è possibile contrarla di nuovo?

“Generalmente si rimane immuni e la guarigione è completa. È inutile quindi vaccinarsi dopo averla contratta”.

Da dove si è originato il contagio dell’epidemia?

“È ragionevole pensare che il focolaio sia partito dall’Olanda. Per l’ennesima volta la trasmissione delle malattie è legata anche a come le popolazioni si muovono e a come sono in relazione tra loro”.

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