La rivolta dei ragazzi: «Restiamo a terra e perdiamo le coincidenze»

Il calvario giornaliero degli studenti lasciati a piedi dagli autobus

Immagine d’archivio

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Rimini, 2 ottobre 2014 - Autobus che li lasciano a piedi, coincidenze che non aspettano e genitori costretti ad andare a prendere i figli così spesso da essere tentati di buttare alle ortiche quell’abbonamento di 250 euro che sono costretti a sborsare. Andare a scuola, e soprattutto tornare a casa in tempi decenti, per alcuni studenti diventa ogni giorno una vera e propria odissea, e da quando sono iniziate le lezioni, la protesta tra i ragazzi sta montando anche su Facebook. UNA delle ‘viaggitrici’ in questione è Anna, residente in Valmarecchia, una delle zone in cui il disagio si sente di più. Fa il liceo a Rimini e si sveglia ogni mattina alle sei per prendere l’autobus per andare a scuola ‘in città’.

«Svegliarmi presto non mi pesa più di tanto — dice — ormai mi sono abituata, ma è il ritorno che è un vero incubo. Gli autobus sono quasi sempre pieni zeppi perchè anche se l’abbonamento è aumentato, le corse sono invece diminuite. Dall’inizio dell’anno scolastico capita spesso di rimanere a terra perchè i bus sono troppo pieni, e così siamo costretti ad aspettare quello successivo». Che passa mezz’ora dopo. Si sono già fatte le 13,45 e ancora Anna ha parecchia strada da fare. Ma soprattutto sa che comunque perderà la coincidenza che da Villa la porterà a Verucchio.

«Spesso resto dalla nonna a Rimini o mi vengono a prendere i miei genitori, ma per molti miei compagni diventa davvero un problema». Già perchè capita sempre più spesso che la coincidenza non aspetti. «Anche se riusciamo a prendere l’autobus in tempo stipati come sardine, durante il viaggio accumuliamo ritardo. Noi chiediamo all’autista di chiamare il collega per aspettarci, ma quando arriviamo sono già andati via. Io e mia sorella siamo state lasciate a piedi anche dal pulmino gratuito che va su a Verucchio. Anche se dentro c’era una sola persona, ci hanno risposto che non avevamo prenotato. Non riucivamo a crederci: era vuoto eppure ci hanno lasciate lì».

Ci hanno provato gli studenti a rivolgersi alla Start. «Siamo andati negli uffici e ci hanno detto di chiamare dei numeri dove però non risponde quasi mai nessuno. Quando ripondono dicono di scrivera sulla pagina Facebook della Start e lì ci danno un’altra mail, ma anche qui non risponde nessuno». Insomma, un’altra odissea che li ha costretti a gettare la spugna. «Alla fine sono sempre i genitori a organizzarsi, e a questo punto i soldi degli abbonamenti sarebbe meglio li spendessero nella benzina. Noi siamo due sorelle, e fanno 500 euro».