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Dialogo con l’intelligenza artificiale: "Nuova convivenza, l’io al posto del noi"

Inteatro Festival, alle Muse arriva "Una Isla" con i catalani Agrupación Señor Serrano di Pau Palacios

Dialogo con l’intelligenza artificiale: "Nuova convivenza, l’io al posto del noi"

Uno spettacolo con intelligenza artificiale ‘inclusa’. L’evento clou di oggi a ‘Inteatro Festival’ è ‘Una Isla’, che i catalani Agrupación Señor Serrano di Pau Palacios, portano in scena oggi (ore 21) al Teatro delle Muse. Lo spettacolo tenta un approccio singolare invitando una A.I. a partecipare al percorso creativo, prefigurando uno scenario futuribile con risultati sorprendenti. Un’opera che auspica "una nuova convivenza dove l’io lasci il posto al noi, dove il benessere individuale non possa essere concepito senza il benessere comune".

Palacios, cosa vuole comunicare esattamente lo spettacolo?

"Niente, in realtà è la proposta di un viaggio a partire da un dialogo fatto con l’intelligenza artificiale sul cos’è il vivere insieme. Un viaggio in cui non ci sono risposte ma solo domande accumulate una dopo l’altra e proposte di messa in scena su questo argomento. E’ anche un dialogo con diverse intelligenze artificiali per vedere se è possibile creare uno spettacolo insieme, usandole come fossero un collaboratore in più. Questo in modo che il proprio processo di creazione diventi una metafora sulla possibilità di fare qualcosa insieme come società".

Non pensa che la rinuncia dell’io a vantaggio del noi sia un’utopia, come dimostrano tanti fallimenti nella Storia, come il comunismo?

"No, il comunismo non è fallito come idea, come proposta filosofica. E’ fallito il socialismo reale, che non ha niente a che fare con i principi del comunismo. Ma quello che ci interessa è che quando c’è la predominanza dell’io rispetto al noi, lì sì che si rivela il fallimento, perché nelle società appare la disuguaglianza, il non rispetto dell’altro. Invece bisogna che le nostre azioni non dipendano solo dall’io. Ci deve essere un io che si inserisce in un noi".

Anche a livello creativo, dunque?

"Sì, come dicevo prima a proposito della creazione dello spettacolo. Si tratta di parlare con l’altro, di non fare solo di testa mia, di non fare quello che è comodo per me, ma di pensare a qualcosa di diverso, dialogando con l’altro. Io ascolto te e tu ascolti me. Oggi l’egoismo e l’egocentrismo sono troppo presenti. Non si pensa al bene comune, condiviso".

Pensa che un giorno l’intelligenza artificiale potrà avere una propria creatività artistica ‘autonoma’?

"Non ho la più pallida idea di cosa farebbe un’intelligenza artificiale autonoma. Non so nemmeno se avrebbe l’interesse a creare qualcosa come uno spettacolo teatrale. Per una A.I. Il teatro non ha senso. Il dialogo con l’intelligenza artificiale però può aggiungere qualcosa, e infatti il nostro spettacolo sarebbe stato impossibile da realizzare senza di essa: ci ha aiutato a creare testi, dialoghi e immagini, a modificare musiche, e altro ancora".

Raimondo Montesi