
Jacopo Taruschio e il suo libro
Propositivo. Leggero. Vita. Jacopo Taruschio descrive così il suo libro "Piccolo manuale di riparazione del danno: 13 modi per iniziare a godersi il viaggio". Un’opera che ha preso luce dopo un periodo in cui di luce ce n’era davvero poca. Era il 23 maggio 2024, Jacopo, osteopata di 42 anni, marito di Lucia e padre di Mia e Amelie, ha un incidente dal quale ne esce con una cerebrolesione: un danno assonale diffuso. Dieci giorni di coma farmacologico. Nel frattempo si ammala di escherichia coli. Il terzo giorno i medici provano a risvegliarlo, nulla. Il decimo giorno ci riescono. Un miracolo. "Se cerchi su Google, viene fuori che il 90% delle persone che subisce la lesione che ho subito io, rimane in coma irreversibile".
Si ricorda i primi giorni del risveglio? "Caos totale. Avevo mezz’ora di autonomia poi due ore completamente spento. Ho perso 13 chili, ero uno zombie; in più durante l’incidente mi sono rotto il crociato posteriore quindi dolori dappertutto. Piano piano, però si riparte"
Dall’ospedale di Senigallia è stato portato a Ferrara in un centro riabilitativo. "Esatto, e ci tengo subito a ringraziare chiunque mi ha seguito in quei giorni (anche lo staff di Torrette), hanno contribuito alla mia rinascita".
Mi diceva, che proprio la fase riabilitativa, in questi casi, fa tutta la differenza del mondo. "Esatto. Tutti i giorni sputavo il sangue per fare gli esercizi. Voglio raccontare ciò che mi è successo e quello che ho vissuto e trasmettere, a chi leggerà il libro e incontrerò, quelle competenze e quelle energie che ho avuto la fortuna di avere"
Quando è tornato a vivere la quotidianità? "Il 6 luglio sono tornato a casa. Ritornare alla routine è stato fondamentale"
È stata dura? "Ero circondato dalle mie figlie, Lucia, il cane, gli amici, è l’ambiente che hai intorno la cosa veramente fondamentale. Ma in certi giorni, per la prima volta in vita mia, ho capito le persone che vanno in depressione: basta, non ce la faccio, smetto. Gestire la rabbia, la frustrazione, l’impotenza che deriva da tutta la vicenda… Invece lì serve qualcuno che ti prenda per un orecchio e ti dica ‘forza, vai, ci riesci’"
Quando le è venuta in mente l’idea del libro? "Avevo una cartella sul computer da prima dell’incidente con scritto "il mio libro", un flusso di pensieri. A Ferrara, in due settimane l’ho scritto. Maddalena Mariani, una ghost writer, me lo ha inquadrato. Ed è stata una cosa terapeutica".
Piccolo manuale di riparazione del danno: 13 modi per iniziare a godersi il viaggio. "È un libro sul quale ho investito il mio tempo, le mie risorse, la mia energia. Un libro che vuole ricordare che anche nei momenti più difficili possiamo ritrovare il passo, il respiro e la bellezza del quotidiano. Quando ce l’ho avuto sulle mani ho detto: "Cavolo è proprio il mio!" E a più persone arriva, più sono felice".
Alice Mazzarini