
Maria Costanza Boldrini
Maria Costanza Boldrini, chiaravallese doc adottata dalla Francia, fa il suo esordio letterario con "Gli Anni dell’Abbondanza", edito da Casa Editrice Nord. Il romanzo, ispirato dai racconti di nonni e bisnonni, racconta la storia di una famiglia come tante, i Contini, di Valchiara (Chiaravalle), in cui le donne hanno un dono speciale, quello dell’abbondanza. Prima Beata, poi sua figlia Clarice e la nipote Antonia saranno benedette e maledette da questo prodigio, ciascuna a modo suo. Sullo sfondo la regia fabbrica dei sigari, cioè la manifattura tabacchi.
Il romanzo, pubblicato in questi giorni, sarà presentato sabato 18 gennaio al Teatro Giacconi di Chiaravalle, con la sindaca Cristina Amicucci, l’assessore Francesco Favi e, naturalmente, l’autrice che, tra l’altro, è anche la nipote dell’onorevole Boldrini.
Maria Costanza Boldrini, dove e come nasce questo libro?
"Nasce nella testa di una bambina che ascoltava i racconti del nonno e della bisnonna, una bambina sin da subito appassionata alle storie e alla lettura. Poi grazie a mia madre sono approdata ad autori più consistenti".
Chi l’ha influenzata come stile?
"Primo tra tutti Gabriel Garcia Márquez e poi i suoi colleghi del realismo magico. Dai racconti dei nonni, dal mio amore per questo stile letterario e dalla mia segreta ambizione di fare questo mestiere, nasce Gli Anni dell’Abbondanza".
Che importanza hanno avuto i racconti di nonni e genitori?
"Sono le radici, il legame con il tempo che passa, con la storia, con ciò che è stato. Tutto questo fa parte di me. Ho cercato di trasmetterlo quando le protagoniste si rendono conto dell’infinito, ho ben presente quando compresi il concetto e ne rimasi toccata e annichilita".
L’abbondanza è un ’testimone generazionale’: in che senso?
"Si passa di madre in figlia, ma non sempre, in realtà. E’ una caratteristica, un vizio di famiglia. E’ compito nostro averne cura e metterla a frutto. Quando amiamo ciò che abbiamo avuto in sorte, allora riusciamo ad amare anche noi stessi".
Cosa rappresenta Chiaravalle per lei?
"Da piccola non è stato facile, appena ho potuto staccarmi l’ho fatto. Ma poi, quando ci si allontana, capita spesso che ci si rinnamori del luogo di provenienza e questo è ciò che è accaduto a me. Qui le donne erano indipendenti già nel diciannovesimo secolo, con l’impiego alla manifattura. Ci sono tante cose belle nella provinciale Chiaravalle, alle quali ho voluto dare luce".
Giuseppe Poli