
Il «Cavallo» dell’artista internazionale Mimmo Paladino ricoperto da escrementi
Quando il "Cavallo" di Mimmo Paladino venne ‘issato’ sul marciaronda della Mole Vanvitelliana, nel marzo del 2017, l’assessore alla Cultura era Paolo Marasca. Fu lui dunque, principalmente, a seguirne le vicende, insieme allo staff del Fondo Mole. Purtroppo l’opera del grande artista cominciò ben presto a essere presa di mira dai volatili e a subire l’effetto degli agenti atmosferici, fatto del tutto naturale vista la sua posizione. La differenza, rispetto a ora, è che in quell’occasione si pensò subito a un intervento di pulizia che ridesse dignità alla scultura. "Poiché l’opera è in vetroresina (materiale usato per le barche, ndr) pensammo di affidarla alla G.M.G. di Carlo Vitali – ricorda Marasca – la stessa che si era occupata di un primo restauro e del trasporto alla Mole, su un motopeschereccio. Attraverso il team della Mole, che oggi non c’è più in quanto è stato smantellato, avevamo chiesto un preventivo. L’iniziativa avrebbe coinvolto anche altre due imprese, la Caparol, come sponsor, e la Lucesoli. La scultura avrebbe dovuto essere anche riverniciata, perché aveva perso il suo rosso originario".
Le affermazioni di Marasca sono suffragate da ‘prove’ (mail inviate e ricevute), tanto per fugare ogni dubbio sul reale interesse dell’ex Amministrazione comunale nei confronti dell’opera di Paladino. Sul fatto che Carlo Vitali fosse la persona giusta alla quale affidare il Cavallo non ci sono dubbi. "Si tratta dell’ultimo maestro d’ascia di Ancona. Il suo primo intervento di restauro sulla scultura piacque tanto a Mimmo Paladino che quando l’artista fece una mostra a Reggio Emilia con venti suoi Cavalli li mandò da Vitali per ‘metterli a posto’".
Le cose non andarono come previsto, anche perché l’Amministrazione comunale cambiò di colore, e il rosso Cavallo non tornò in cantiere per ‘rifarsi bello’, ma continuò ad essere esposto alla furia degli elementi (in realtà basta il sole a scolorirlo) e dei gabbiani. "L’opera voleva rappresentare un polo culturale – aggiunge l’ex assessore – un polo che adesso ha rinunciato a rivestire il suo ruolo, ed era simbolo di un dinamismo contemporaneo su cui avevamo puntato. Evidentemente oggi non c’è più interesse verso tutto ciò. Si vede che l’attenzione va verso altre cose ritenute più importanti, che si sono scelte altre direzioni.
r. m.