
La denuncia della 79enne Claretta De Giacomi e la figlia
Ancona, 30 agosto 2024 – “Ho lavorato per 44 anni, oggi ne ho 79. Telefono, telefono, telefono. Né il Cup, né l’Urp sanno dirmi qualcosa. Non so niente, non trovo le risposte che vorrei e devo fare la bellezza di tre visite. Una più importante dell’altra per controllare gli acciacchi e i segni del tempo. Mi hanno inserita in una specie di prelista, la chiamano così. Dovrebbero ricontattarmi. Ma forse, vista l’età che avanza, stanno per caso aspettando che io muoia?", domanda provocatoriamente la battagliera Claretta De Giacomi. Non si dà per vinta, lei, dinanzi ad una sanità che non le starebbe permettendo di accedere alle prestazioni sanitarie dovute. Ha un’invalidità, come sua figlia Federica Regolo, ma non demorde affatto: "Eh no, non pensino che mi arrenderò tanto facilmente. Io voglio campare ancora – tuona l’anziana che, ieri, abbiamo raggiunto a casa sua in periferia ad Ancona –. Voglio campare ancora ma non così malamente".
Il calvario di Claretta e Federica è iniziato nel maggio scorso. La madre, in particolare, deve sottoporsi a tre esami tanto specifici quanto delicati per il suo stato di salute: uno ortopedico ("l’unico prenotato, ma tra diversi mesi, novembre: intanto ‘l’ho portato a casa’", racconta), uno dermatologico e uno oculistico per i quali non è ancora riuscita. La figlia, invece, deve sottoporsi ad una visita oculistica: "Ho fatto la richiesta al medico curante – racconta Federica – e l’impegnativa è del 24 giugno. Quindi, di volta in volta, se non riesco a prenotare l’appuntamento, la richiesta scade e debbo rifarla".
C’è un’aggravante, per le due donne: non possono spostarsi "in quanto la macchina non ce l’abbiamo e, diciamo così, non siamo in perfetta forma", prosegue la mamma. "Soltanto con l’autobus possiamo muoverci, ma è già capitato in passato che ci proponessero delle visite nel territorio provinciale come, ad esempio, all’ospedale di Fabriano. Vi sembra possibile che non riusciamo ad Ancona? Siamo stanche. Anzi, stanchissime. Non possiamo andare avanti così", ripete come un mantra la 79enne che non riesce a darsi pace. E aggiunge: "Io vorrei essere autonoma se solo potessi, ma mi rendo conto che non possa dipendere sempre da mia figlia".
Così non si arrende, pronta a brandire nuovamente la cornetta del telefono e rimettersi in "coda". "La ricontatteremo, le faremo sapere, la mettiamo in lista e poi le daremo appuntamento. Da maggio sono trascorsi quattro mesi. Quando dovrò aspettare ancora?". La chiusura è un mix di orgoglio, dignità e funge da appello ai burocrati chiamati a trovare soluzioni urgenti per il sistema sanitario. "Vede giovanotto – è sempre l’arzilla Claretta che si rivolge a chi scrive –. Io le cose nella vita me le sono sempre guadagnate, non ho mai fatto l’elemosina. E invece dobbiamo supplicare la sanità pubblica per far valere dei diritti che non ci vengono riconosciuti. Questa è un’Italia, me lo lasci dire, che proprio non funziona".