
Il delitto di Sirolo dell’agosto 2023
Poteva andarsene perché la lite stradale in via Cilea era finita invece Fatah Melloul è andato verso l’automobile per prendere il fucile da sub con il quale ha caricato e poi sparato la fiocina che ha ucciso Klajdi Bitri 23 anni, albanese. Un omicidio che "non trova scaturigine nell’iniziale diverbio stradale, avrebbe ucciso l’autista della vettura. Ciò che lo ha portato ad agire è stato il successivo intervento dei fratelli albanesi e il più grande che lo ha colpito con un pugno". Un pugno per il quale, secondo i giudici "ha inteso vendicarsi".
A tre mesi dalla condanna per l’omicidio volontario di Sirolo, avvenuto il 27 agosto del 2023, sono uscite le motivazioni della sentenza emessa il 21 gennaio scorso dalla Corte di Assise di Ancona presieduta dal giudice Roberto Evangelisti. La Corte ha condannato l’imputato, 28 anni, algerino, a 18 anni di reclusione, escludendo l’aggravante dei futili motivi proprio perché non è stato il diverbio stradale a maturarlo ma la vendetta per il pugno preso.
Nelle motivazioni il presidente della Corte scrive che "Melloul ha sparato e lo ha fatto per uccidere, portando a compimento il piano criminoso che ha enucleato in uno spazio di calma apparente che è seguito al pugno ricevuto dalla vittima, un esperto judoka". In via Ciela quel pomeriggio c’era stata una lite stradale tra l’imputato e un amico della vittima che era al volante di una Mercedes. La discussione si era estesa poi anche all’albanese e al fratello, che li seguivano con un altro veicolo. Klajdi, che aveva dato un pugno all’algerino, era morto dopo un colpo di fiocina che lo ha preso al petto.
Secondo la Corte "l’imputato, compreso di non poter prevalere, attesa l’inferiorità numerica, non reagiva e si dirigeva verso la propria autovettura dando l’impressione di desistere e di voler riprendere l’auto, apparenza però del tutto ingannevole poiché il telos (il fine) che muoveva Melloul era antitetico". Non ci sarebbe stata una situazione di pericolo tale da giustificare il ricorso all’arma che l’algerino aveva nell’automobile (perché esperto sub) "sicuramente scarica", la stessa fidanzata "per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici".
Una volta raggiunta la sua vettura l’imputato era libero "di salire e andare via, ha scelto invece in totale autonomia di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo a Klajdi sparando ad una distanza di circa due metri e mezzo". Escluso l’utilizzo manuale della fiocina "sia agganciata che svincolata dal fucile in quanto non sarebbe stato agevole colpire".
Marina Verdenelli