Studente precipitato da scuola ad Ancona, l’appello di una mamma agli adulti: "Noi e i ragazzi, insieme per crescere"

A una settimana dal dramma vissuto al liceo Savoia: "Mettiamoci tutti in discussione senza inutili ipocrisie"

Ancona, 25 febbraio 2024 – “Una settimana fa un ragazzino della scuola di mia figlia si è lanciato dalla finestra della scuola! Sono ancora scioccata, ci penso e mi sento indignata e spaventata". Inizia così la lettera che una mamma ha scritto dopo quanto accaduto al Savoia. La signora, che preferisce non far conoscere il suo nome essendo madre di due figli minorenni, lancia un appello a tutti.

I carabinieri davanti alla scuola il giorno in cui è accaduto il fatto
I carabinieri davanti alla scuola il giorno in cui è accaduto il fatto

"Ho quasi cinquant’anni anni e questo gesto continua a frullarmi la testa. E allora per i nostri ragazzi? Quali saranno le loro emozioni, le loro paure e le soluzioni che troveranno? Ho due figlie, la più grande frequenta il liceo e la seconda lo farà dal prossimo anno. Parliamo tanto con loro, ma mi domando continuamente cosa staranno pensando, come e se hanno elaborato questa tragica esperienza che hanno vissuto da vicino. E mi indigno profondamente. Mi indigno perché non so se da genitore, da adulto abbiamo agito correttamente. In questi giorni ho letto e ascoltato molto, giornali, chat, altri genitori, insegnanti, ma non sono intervenuta. Ho pensato, molto, per non sbagliare ancora. Non serve fretta anche se l’urgenza di fare qualcosa è estrema. E mi sono interrogata: ma forse ad avere bisogno di supporto siamo anche noi adulti, genitori, insegnanti, dirigenti”.

“Noi tutti siamo cresciuti con un professore tremendo, con i 2 e le sospensioni , con genitori che se prendevi un 2 ti tiravano un ceffone o se eri fortunato ti chiudevano in camera e mettevano il lucchetto al telefono, boomer direbbero oggi i nostri ragazzi! ’Ai nostri tempi’, diciamo spesso, si ma ’ai nostri tempi’ tutto era diverso e allora il confronto crolla perché ’ai nostri tempi’ la scorza l’avevamo più dura, ci si picchiava per strada e si faceva pace, per i genitori era sempre colpa nostra mai dei prof, facevi sport e spesso tuo padre nemmeno sapeva che sport facessi. E ai tempi dei tuoi genitori, peggio, avevano appena vissuto la guerra (e comunque qualche tragedia si viveva come oggi). E quindi? Oggi i ragazzi sono diversi, no peggiori, no migliori, ma semplicemente diversi. Qualcuno dice più fragili, forse! Sicuramente i più hanno un grande unico predominante compagno di avventure e sventure: il cellulare e il fantastico mondo dì internet, i social come si dice. E poi ci siamo noi adulti, i genitori del si o del no che non dura un giorno (questa sono io). Genitori protettivi e premurosi , molto più amorevoli e, quella scorza dura che noi boomer ci creavamo nel vissuto di ogni giorno a casa, fuori, a scuola, oggi nei nostri ragazzi non c’è. In pochissimi (2 di 22 in classe di mia figlia) fanno attività extra scolastiche, perché si deve studiare ed eccellere, ma lasciamo stare (per me una persona si forma a scuola, a calcio, a scout, a catechismo, oltre che con la matematica e il latino, ma oggi sembrano bestemmie)".

“E allora ecco – prosegue la lettera -, fin qui l’analisi è forse banale, ma la domanda è: sarà il caso di fare un passo indietro e metterci un po’ in discussione? Genitori, insegnanti, allenatori, educatori tutti. Perché le certezze di fronte a cotanta tragedia e alla precarietà che suscita negli animi di tutti, soprattutto dei ragazzi, merita almeno una profonda riflessione, un approfondimento consapevole, competente e urgente. E allora da genitore, da adulto, insisto purché anche noi adulti tutti fossimo l’oggetto del percorso psicologico a scuola, come i nostri ragazzi, l’uno al fianco degli altri perché si cresca insieme e questi momenti tremendi possano unire le forze, migliorare tutti e non dividere in spregevoli posizioni di difesa, ipocrisia e paura. Un miracolo c’è già stato, il ragazzo si è ’salvato’, cogliamo il messaggio e rispondiamo alla richiesta urgente dei nostri giovani figli. Spero davvero che la mia richiesta di aiuto sia ascoltata e che le scuole della nostra città , tutte, organizzino incontri con frequenza obbligatoria per adulti, tutti".