MARINA VERDENELLI
Cronaca

Vigilante travolto e ucciso. Il tir non si fermò all’alt: camionista a processo

Luca Bongiovanni, 52 anni, venne agganciato e trascinato per diversi metri. L’investitore è accusato di omicidio stradale. Ieri i testimoni in tribunale.

La guardia giurata Luca Bongiovanni, anconetano, 52 anni

La guardia giurata Luca Bongiovanni, anconetano, 52 anni

Era all’interno del porto, alla banchina merci numero 23, quando un camion con rimorchio lo aveva travolto e trascinato per alcuni metri. Un investimento mortale per la guardia giurata Luca Bongiovanni, anconetano, 52 anni compiuti da soli due mesi. L’incidente risale al 4 novembre del 2020. Il camionista non avrebbe rispettato l’alt imposto dal vigilante, dipendente della ditta Sureté da due anni, separato e con due figli. Con l’accusa di omicidio stradale l’investitore è finito a processo davanti al giudice Matteo Di Battista. E’ un tunisino di 62 anni, residente a Montemarciano.

Ieri mattina si è aperto il dibattimento e sono stati sentiti i primi testimoni dell’accusa. Tra questi un medico del 118 che arrivò sul posto per i soccorsi chiesti al telefono da un operaio che si trovava dentro l’area portuale quel giorno e fu tra i primi ad accorrere dopo l’incidente. Il medico ha riferito su quanto già dichiarato ai carabinieri il giorno dopo la tragedia. I soccorritori sanitari avevano provato a rianimare il vigilante per quasi mezz’ora ma senza risultato. Il 52enne è spirato per i gravi traumi riportati a seguito dell’investimento del tir, un mezzo con un rimorchio lungo circa 14 metri. Erano da poco passate le 18.30 quando il camionista arrivò all’ingresso della banchina merci dove il cancello sarebbe stato aperto. Bongiovanni avrebbe staccato il turno alle 19. Vedendo arrivare il camion avrebbe alzato la sbarra ed era uscito dal gabbiotto per procedere al controllo come veniva fatto per tutti gli accessi. Avrebbe intimato l’alt ma il mezzo pesante ha proseguito la marcia travolgendo con le ruote anteriori la guardia giurata, lì presente per chiedergli l’esibizione del pass per entrare nell’area. Il primo a soccorrere Bongiovanni sarebbe stato il camionista che sbracciando chiedeva aiuto a degli operai presenti sul luogo ma intenti a sbrigare altre mansioni. All’interno di un carrello elevatore si trovava un addetto che, attirato da quelle braccia, è corso a vedere cosa era successo trovando il vigilante in fin di vita. Lo avrebbe rassicurato chiamando poi il 118.

L’autopsia eseguita all’epoca dal medico legale Loredana Buscemi, rivelò che la morte sopraggiunse per un trauma multiorgano, tipico delle lesioni da investimento con un mezzo pesante. La vittima, che non avrebbe indossato abbigliamento catarifrangente, tipico per la sicurezza sul posto di lavoro, era stata agganciato dal camion al momento dell’impatto prima di venire trascinato. Era morto quasi subito. Il motivo per cui il mezzo pesante non si era fermato non erano stati chiariti. Si era ipotizzato una distrazione del conducente, forse al telefono in quel momento, che non gli avrebbe fatto vedere il vigilante, vestito di scuro quella sera, in un punto in cui non era chiaro se ci fosse abbastanza luce in banchina. I carabinieri, nelle indagini coordinate dal pm Ruggiero Dicuonzo, avevano cercato anche telecamere in zona per aiutare nella ricostruzione dell’incidente. Prossima udienza il 15 maggio per sentire altri testimoni e il medico legale che fece l’autospia.