Covid Italia, vaccini: "Affrettarsi prima dell'inizio della scuola"

La raccomandazione dell'Ordine nazionale dei medici. "Il rischio che si possano instaurare dei focolai è molto alto e con la variante Delta diventa oggetto di una particolare preoccupazione"

Vaccini Covid

Vaccini Covid

Roma, 5 luglio 2021 - "Se finora poteva essere anche accettato un atteggiamento di prudenza riguardo al vaccino facendo un rapporto costo-beneficio, e si poteva in qualche maniera pensare di aspettare e vedere l'evoluzione, il quadro epidemiologico, con la variante Delta, che abbiamo di fronte porta in qualche maniera come consiglio di affrettarsi a fare la vaccinazione prima dell'inizio della scuola". Così all'ANSA il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli sulla vaccinazione degli adolescenti. Mentre per una spinta tra gli over 60 serve ora superare gli hub e coinvolgere "i medici di base".

"La preoccupazione maggiore che noi abbiamo - afferma Anelli - è la ripresa scolastica perché come tutte le attività di comunità, quindi anche quelle scolastiche, il rischio che si possano instaurare dei focolai è molto alto e con la variante Delta diventa oggetto di una particolare preoccupazione". E aggiunge: "Decidere insieme al proprio medico è la pratica prudenziale maggiore. Sui ragazzi c'è stata una doverosa preoccupazione da parte dei genitori. Nella fascia dai 12 anni le conseguenze di un Covid non sono drammatiche. Quelle drammatiche sono dai 50 anni in su. L'andamento epidemiologico a fine di maggio sembrava indicare che andavamo verso una stagione di tranquillità ma la variante Delta - afferma Anelli - rimette in moto un processo di preoccupazione perchè si possono ripetere dei focolai come è successo nell'autunno scorso quando si sono anche riscontrati a scuola e poi hanno dilagato in famiglia. Non sappiamo la variante Delta quali effetti potrà avere anche sulle giovani generazioni. In questo quadro il rapporto costo- beneficio è assolutamente a favore del vaccino e mi pare che sia doveroso consigliare di fare il vaccino".

Per la fascia degli over 60, invece, quello che sta avvenendo "è un tipico andamento delle campagne vaccinali. Sopra una certa soglia si incontra una restistenza a vaccinarsi, come avviene per l'influenza. Le percentuali più alte - dice il presidente Fnomceo - si sono avute quando i medici di famiglia sono scesi in campo perchè il rapporto di fiducia che lega il cittadino al proprio medico consente di fare delle scelte consapevoli rispetto ai rischi di una malattia o ai rischi connessi al vaccino". Quindi, prosegue Anelli, "ce lo aspettavamo. Era una delle questioni che si sarebbe verificata negli hub perchè il rapporto di fiducia non è lo stesso che si ha con il proprio medico. Credo che sia necessario a questo punto mettere in atto meccanismi di coinvolgimento della medicina generale nel determinare un'ulteriore spinta alla vaccinazione soprattutto degli over 60. Lì dove questo è avvenuto le percentuali di adesione sono altissime". 

 

I dati del 4 luglio in Italia 

In Italia ci sono 808 nuovi casi di coronavirus, a fronte di 141.640 tamponi effettuati, e 12 decessi. Il giorno precedente l'incremento era stato di 932 con 228.127 test eseguiti e si erano registrati 22 decessi, per un totale, da inizio pandemia, che arriva a 127.649. In terapia intensiva ci sono 197 pazienti mentre i guariti sono 1.706. Il tasso di positività è allo 0,57%.Questi i dati diffusi dal bollettino odierno del ministero della Salute. Scendono sotto i 200 i pazienti ricoverati per Covid in terapia intensiva: sono 197, con un calo di 7 unità rispetto a sabato.

 

Verso l'uscita dal tunnel

Intanto si va avanti verso l'uscita dal tunnel, ma con prudenza: la pandemia da Covid 19 rallenta, ma le varianti mettono una certa apprensione. Forse già prima di settembre la variante Delta in Italia sarà al 90% mentre serviranno, secondo gli esperti, ancora due settimane per capire un pò di più gli effetti sui contagi Covid-19. Al momento, l'Italia può godere di dati stabili che segnano certamente una nuova fase dell'epidemia, come ha sottolineato il ministro della Salute, Roberto Speranza, anche se, dice, la «guardia va tenuta alta» soprattutto riguardo alle varianti «che rendono la sfida più difficile». «I numeri con cui facciamo i conti ogni giorno sono significativi: avevamo quasi 30.000 persone nei nostri ospedali ora ne abbiamo meno di 1500 quindi meno 95%, avevamo 3800 persone in terapia intensiva ora ne abbiamo circa 220 quindi siamo anche in questo caso a meno 90% e anche il tasso del numero dei contagiati quotidiano è molto molto sceso», dice Speranza che è intervenuto alla presentazione a Roma della 'Costituzione eticà Federazione nazionale dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. «Ma è chiaro - aggiunge - che non è chiusa.