Profughi ucraini in Toscana, 25 rifugiati nei Covid hotel: qui non hanno parenti né amici

A Firenze sistemati 17. Nove all’albergo sanitario di Novoli dove l’Asl ha allestito l’accoglienza, gli altri alla Fondazione Kennedy In attesa dell’ordinanza della presidenza del consiglio è il caos organizzativo

La fuga di donne e bambini dall’orrore della guerra

La fuga di donne e bambini dall’orrore della guerra

Firenze, 4 marzo 2022 - Sfiniti e disperati. Sono arrivati nella notte a Firenze i primi 17 profughi dall’Ucraina, altri 8 a Montecatini. Donne e bambini in fuga. Che qui non avevano nessuno che potesse accoglierli. Né un amico né un parente a cui chiedere aiuto. Hanno telefonato agli alberghi, hanno scritto chiedendo ospitalità, subito. Con l’urgenza di chi pensa a sopravvivere. Gli altri 30, che si erano sistemati nei giorni scorsi a Firenze, avevano raggiunto parenti e amici che li stanno ospitando. L’orrore non lascia tempo per organizzarsi al meglio. Bisogna dare risposte immediate. Perché sta rapidamente cambiando il panorama delle richieste d’aiuto. Sta cambiando prima che le strutture siano pronte. Prima che l’ordinanza dalla presidenza del consiglio dei ministri metta finalmente chiarezza su chi deve fare cosa e come: si spera che la firma arrivi oggi dando ordine su competenze e linee d’intervento.

Per ora è il caos. Si mettono pezze. Perché i centri per l’accoglienza straordinari al momento hanno posti liberi a macchia di leopardo: non si possono mandare donne e bambini in strutture già affollate praticamente solo da uomini. Identica la situazione nei Sai, gli ex Sprar.

Ieri sera nove persone sono state ospitate nell’albergo sanitario di Novoli. Ci ha pensato l’azienda sanitaria a mettere in piedi l’accoglienza. Il gruppo era formato da 15 persone: le altre sei, stremate da giornate di orrori e dal viaggio interminabile, si sono fermate a dormire lungo la strada. Arriveranno stamani. Altri 8 sono stati accolti negli appartamenti della Fondazione Kennedy, alle Murate.

L’organizzazione è di una straordinaria complessità. Le riunioni sono continue. Tutti in campo: prefetture, protezione civile, Asl, Comuni, Province, associazioni di volontariato. Con la massima disponibilità e cuore per aiutare, ma senza coordinamento. In base alla bozza discussa con le Regioni, l’ordinanza che oggi dovrebbe firmare la presidenza del consiglio dei ministri dovrebbe assegnare ai prefetti il compito di identificare chi arriva, la gestione dei centri di accoglienza straordinari (Cas) e del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai, gli ex Sprar), mentre il coordinamento generale spetterà alla protezione civile. Gestirà tutta la filiera, dall’assistenza sanitaria all’accoglienza, fornita da Asl e associazioni di volontariato. Anche negli ex alberghi sanitari dove al momento dell’arrivo verrà verificata la situazione sanitaria.

Non è più obbligatoria la quarantena per chi entra in Italia dall’estero: basta il Green pass. I profughi saranno sottoposti a tampone, chi è positivo andrà in isolamento, mentre a chi è negativo, se non vaccinato, sarà offerta la vaccinazione. Fondamentale l’identificazione, anche per l’offerta sanitaria. Per avere i tesserino Stp (straniero temporaneamente presente) che garantisce la continuità assistenziale. Di alcune persone che sono già in città ancora non c’è traccia: molti arrivano come turisti, ospiti a casa di familiari o amici, viaggiando autonomamente. Il consolato ucraino è già impegnato in un’operazione di informazione a tappeto per sollecitare la registrazione degli ospiti in questura. Ma non sappiamo quanti sono né quanti ne arriveranno.