Erano gli anni nei quali i personaggi televisivi entravano davvero nel cuore delle famiglie, celebrità la cui fama era alla portata di tutti. Anni nei quali le canzoni che vincevano lo Zecchino d’Oro diventavano parte della cultura popolare, condivisa al di là dell’età, molto di più di quelli che oggi vengono definiti ‘tormentoni’ musicali. È stato il caso ad esempio del super successo ’Popoff’, che trionfò all’Antoniano nel 1967, interpretata da Valter Brugiolo, che aveva sei anni, veniva da San Venanzio di Galliera e che, come recitano le note del sito dello Zecchino, "diventò il bambino più famoso d’Italia".
Brugiolo, che è scomparso ieri a 63 anni, ebbe in effetti un periodo di grande notorietà, fu il protagonista di Caroselli, di tante serate in giro per l’Italia e persino di cinque ’musicarelli’, cioè i film in voga qualche decennio fa con il cast composto dai cantanti pop del momento. Tra i titoli,’Lisa dagli occhi blu’ con Mario Tessuto e ’Il suo nome è Donna Rosa’, con Al Bano e Romina Power, dove canta proprio il brano che dà il titolo alla pellicola, con la celebre musica composta da Pippo Baudo.
Poi, seguendo i desideri dei suoi genitori, abbandonò completamente lo spettacolo per lavorare al mulino di famiglia, e, più grande, laurearsi in economia e commercio, sposarsi, avere cinque figli. Ma quei giorni sono stati per lui indimenticabili, il legame, fortissimo, con padre Berardo Rossi e la ‘leggendaria’ direttrice del Piccolo Coro Mariele Ventre, è continuato con una frequentazione durante le vacanze estive a Pavullo, come ha ricordato in un suo testo apparso sul sito testimonianze musicali.com, curato da un’altra ex cantante dello Zecchino, Francesca Bernardi, che raccoglie storie, testimonianze e notizie di tante persone che hanno fatto quell’esperienza artistica e di vita.
Anche per Brugiolo il rapporto è continuato, al punto da intitolare la scuola elementare che aveva fondato nel 2011 con la moglie proprio a Mariele Ventre. E, nel corso degli anni, ha partecipato, come presentatore, cantante o testimonial ai tanti appuntamenti organizzati dalla Fondazione che sempre alla direttrice del Piccolo Coro è stata dedicata. La sua presenza allo Zecchino, amava ricordare, fu del tutto casuale. Una amica di famiglia lo sentì cantare come chierichetto nella chiesa del suo paese, e chiese ai suoi genitori di poterlo portare a un’audizione al teatro dell’Antoniano, dove la giuria gli affidò un brano arrivato quasi in chiusura del tempo massimo, ’Popoff’, appunto (scritta da Benassi, Gualdi, Pagano). Così , tra mille difficoltà ("Non volevo imparare il testo – ha scritto lui stesso –, e ci volle tutta la pazienza di Mariele per convincermi"), si ritrovò vestito da cosacco di fronte alle telecamere e in breve divenne il beniamino degli italiani. Di quella vittoria, ha detto: "Per me fu come esplorare un mondo fantastico con nuovi amici con cui giocare. E poi microfoni, luci, telecamere, orchestre, sale di incisione. L’unica cosa che non avevo capito è perché avesse vinto la mia canzone quando la più bella era ’E ciunfete nel pozzo’". Il brano è stato citato anche da Caparezza nella sua ’Pimpami la storia’.