Bologna, 20 settembre 2024 – L’estate domani cede il passo all’autunno. Una stagione che si preannuncia ‘calda’ per la contestazione già dalle sue prime battute. E si apre, domani, con un corteo, con partenza alle 16 dal parco Don Bosco, luogo divenuto simbolo del dissenso cittadino, al quale hanno aderito una ventina tra associazioni e sigle antagoniste, oltre alle frange anarchiche locali.
All’appello hanno risposto, tra gli altri, Extinction Rebellion, Non Una di Meno, Cua, Plat, Làbas, i Giovani Palestinesi, Carc e anche Potere al Popolo. Una manifestazione che ha come slogan ’Chi ha paura del dissenso?’ e che si propone di ribellarsi a una non ben definita “violenza istituzionale” per “difendere la libertà”, ossia, contestare l’inasprimento delle normative contro i reati di piazza e le occupazioni abusive disposto nell’ultimo decreto sicurezza.
La manifestazione, come detto, partirà dal parco Don Bosco, dove negli scorsi mesi si erano verificati violenti scontri tra le forze dell’ordine e gli anarchici che, al fianco del comitato Besta, volevano impedire (e di fatto ci sono riusciti, dopo il dietrofront del Comune) la realizzazione delle nuove scuole medie, che comportava l’abbattimento di diversi alberi del parco. Da quanto si apprende la manifestazione, che in un primo tempo sarebbe dovuta arrivare in piazza Maggiore, si concluderà probabilmente in piazza San Francesco.
Si tratta della prima grande manifestazione dell’autunno bolognese e la preoccupazione è alta, visto che oltre ai ‘locali’ potrebbero partecipare al corteo anche sodali in arrivo da altre regioni. Per questo, l’impianto di ordine pubblico che verrà messo in campo sarà notevole, anche per tutelare gli altri appuntamenti in programma domani in città.
“Potere al Popolo sarà in piazza per la manifestazione convocata insieme alle realtà cittadine a partire dalla lotta contro la repressione delle lotte ambientali”, spiegano da Pap, sottolineando come “con l’Appennino di nuovo isolato e la Romagna di nuovo sotto l’acqua, con 16 mesi di nulla di fatto passati a litigare su chi deve gestire i soldi tra governo centrale e governo regionale, abbiamo la conferma dei disastri prodotti dal partito unico del cemento e della guerra”.