NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Baby gang al Gran Reno di Bologna: anche l’esercito in campo per fermarle

Il reportage dal centro commerciale per il primo weekend di controlli a tappeto. In 150 tra forze dell’ordine e vigilantes. "Finalmente un sabato tranquillo"

Bologna, 21 gennaio 2024 – Se vivi a Bologna e hai 15 anni, il sabato pomeriggio la tappa è fissa: Gran Reno. Mancano pochi minuti alle 16 e alla piccola stazione collegata al centro commerciale di Casalecchio i giovanissimi habituè iniziano ad arrivare a frotte (video). Puntuali, come per un appuntamento irrinunciabile. Ora, però, ad attenderli alla banchina ci sono una cinquantina di operatori, tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari dell’Esercito (foto). Dentro lo Shopville, contando anche i quaranta steward privati, si contano altre cento unità di sicurezza, in borghese e in divisa. C’è anche la polizia locale.

Il reportage dal centro commerciale per il primo weekend di controlli a tappeto. In 150 tra forze dell’ordine e vigilantes. "Finalmente un sabato tranquillo"

Per capire perché si è reso necessario concentrare un così imponente intervento di forza pubblica, di quelli che si schierano nelle grandi manifestazioni, in un centro commerciale, bisogna fare un passo indietro. E tornare almeno a due anni fa, quando il Gran Reno (inaugurato nel 1993 da Silvio Berlusconi come Euromercato) ha aperto al pubblico nella sua nuova veste, con spazi raddoppiati, una grande area food, una terrazza panoramica e tantissimi negozi. Un sogno per ogni adolescente, con l’appoggio delle famiglie, rassicurate dal sapere i figli liberi di stare insieme in un posto chiuso e vigilato. Questa, la genesi. Succede però che nel giro di pochi mesi, la voce si sparga. E da alcune decine, i ragazzini del ‘sabato pomeriggio’ diventino in breve alcune centinaia. Si danno appuntamento sui social, arrivano da tutta la provincia di Bologna, ma non solo: c’è chi viene da Modena, altri addirittura da fuori regione. Sono italiani, la maggior parte di seconda generazione, a cui nell’ultimo anno si sono aggiunti moltissimi minorenni stranieri non accompagnati ospiti di comunità.

Questa moltitudine carica di ormoni adolescenziali non tarda a esplodere in problemi. Già un anno e mezzo fa, le risse continue tra adolescenti - a favore di smartphone - erano arrivate agli onori della cronaca. Come il video, postato su TikTok, di un quindicenne - poi denunciato - che saltava sopra una macchina dei carabinieri. Situazioni ai limiti che avevano già portato allora la Prefettura a prendere provvedimenti.

Così arriviamo all’oggi. Dopo un periodo di relativa tranquillità, l’attenzione sul Gran Reno si era un po’ spenta. A riaccenderla ci ha pensato il trapper Medy Cartier che, con un coup de theatre, ha convocato, sui social, i suoi fan, per un concerto abusivo sulla terrazza dello Shopville: era il 9 dicembre scorso e migliaia di adolescenti si sono accalcati per vedere il ventiduenne pilastrino (poi denunciato dai carabinieri). È stato il caos: risse, vandalismi, spray urticanti spruzzati tra la folla, due diciassettenni accoltellati. Un fatto troppo grave, spia di un fenomeno da placare e gestire a tutti i costi. Così, negli incontri in Prefettura, viene partorito il nuovo piano d’azione. Quello che è adesso operativo.

I ragazzini che arrivano in stazione vengono fermati. I poliziotti chiedono loro i documenti: chi non ha la carta d’identità - la maggior parte - esibisce la tessera sanitaria o l’abbonamento dell’autobus. C’è chi non ha nulla con sé ed è costretto a chiamare a casa, per farsi mandare la copia di qualcosa che attesti la propria identità. Il cane Gery della Guardia di Finanza passa tra loro, li annusa. Nessuno attrae la sua attenzione. Sono le 16, è l’ora di punta: tutti vogliono arrivare al terzo piano, perché è lì che in inverno, quando l’aria gelida permette solo brevi passaggi sulla terrazza, gli adolescenti si ritrovano.

Ora, però, qui è tutto molto calmo. Rispetto alle scorse settimane, probabilmente a causa del clamore mediatico del disastro seguito al concerto del trapper, i giovanissimi utenti del centro commerciale sono molti meno e molto meno ‘irruenti’. La presenza di forze dell’ordine in divisa tra i piani placa i bollenti spiriti giovanili. E rasserena tanto l’animo degli esercenti, quanto quello delle famiglie che vogliono godersi il sabato pomeriggio, coi loro bimbi. "La sera del concerto la ricordo come un disastro – racconta Angelica Di Carlo, che gestisce la pizzeria Don Peppe –: cinquecento ragazzini, completamente indomabili, hanno tentato di invadere il ristorante, cercando di impossessarsi di sedie, estintori... Hanno fatto molti danni. Oggi la differenza, con questi controlli, si sente. E ci rassicura".