
Bankitalia sull’Emilia-Romagna: "La crescita c’è, ma rallenta"
di Giovanni Di Caprio
BOLOGNA
La corsa prosegue ma a un passo più lento. "L’Emilia-Romagna frena la propria crescita economica", è quanto emerge dal rapporto 2023 della Banca d’Italia sull’economia regionale, che mostra "un quadro moderatamente positivo (+1,1% di crescita), però attenuato da una serie di cause", illustra Litterio Mirenda, manager della banca. Questi fattori che hanno inciso sulla decelerazione dello scorso anno, dopo un 2022 in cui l’incremento del valore aggiunto è stato del 3,4%, sono tre: la fine del recupero post-pandemico, il calo dei consumi e domanda estera, e le tensioni geopolitiche. Un sentimento di cautela che si respira all’interno della sede bolognese di Bankitalia e che si teme possa implicare anche il 2024: "Da una parte l’attività economica potrebbe trarre beneficio dal rafforzamento del commercio mondiale e dalla crescita della spesa pubblica per l’attuazione del Pnrr; dall’altra le tensioni potrebbero incidere sul processo di disinflazione, sugli scambi internazionali e sul calo dei consumi", dice Pietro Raffa, direttore Banca d’Italia Bologna.
Un tessuto, quello regionale, caratterizzato dalla presenza di multinazionali, che contribuiscono al 40% del valore aggiunto regionale e generando oltre il 60% dell’export e dei brevetti. Tuttavia, l’espansione nel 2023 è stata trainata da servizi e costruzioni (+5,2%) perché l’industria si è ridotta dell’1%, con un calo dell’attività accentuato nella produzione di piastrelle e nel settore agricolo, qui il valore aggiunto è diminuito del 4,4% rispetto al 2022 a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli che hanno interessato tutta la zona dell’alluvione che ha colpito la Romagna lo scorso anno. Anche il commercio al dettaglio tradizionale continua a mostrare segnali di debolezza, risentendo del calo della manifattura. Da questo non è esente il porto di Ravenna, che resta un attore importante dell’export e le cui prospettive "sono dovute a importanti investimenti di rafforzamento infrastrutturale – continua il report–. Per questo l’aumento della spesa per gli investimenti è passata da 17 milioni di euro nel 2019 a 127 nel 2023, per un totale di 260 milioni in 5 anni. Soldi che servono a sovvenzionare la nave rigassificatrice e il nuovo hub dello scalo romagnolo".
Un ambito in cui la banca si dichiara ottimista è il lavoro, "aumentato in linea con la crescita generale (+1,1% di occupati rispetto al 2022), ritornando ai valori 2019. Dunque, superata la fase pandemica le imprese hanno iniziato ad assumere a tempo indeterminato", afferma Mirenda. Nonostante l’erogazione dei mutui in tempi di politiche monetarie restrittive abbia avuto come effetto il calo della domanda di mutui e una politica più attenta delle banche (-25% di mutui rispetto al 2022, per un valore di 4 miliardi di euro), è migliorato il credito al consumo delle famiglie (+1,4%) che ha sostenuto il commercio familiare, anche se restano inferiori del 2,5% i valori dei redditi familiari. Mentre in controtendenza rispetto a quanto descritto ci sono le aziende, le quali "hanno affrontato bene le restrizioni monetarie, senza intoccare la liquidità accumulata. In questo clima oltre il 90% delle imprese dell’industria e delle costruzioni hanno chiuso il bilancio almeno in pareggio", chiude Raffa.