La centrale di Suviana sott’acqua, il video. Ricerche con sub e droni

Vigili impegnati anche in gommone sulla superficie del lago, mentre i sommozzatori sono alla ricerca di pertugi per entrare nei piani interrati di Bargi dall’esterno

Bologna, 10 aprile 2024 – I vigili del fuoco sono impegnati da più di 24 ore nelle complesse operazioni di soccorso e ricerca dei 4 dispersi per l’esplosione avvenuta nel pomeriggio di ieri, 9 aprile, nella centrale idroelettrica di Bargi, in provincia di Bologna.

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Sulla superficie del lago di Suviana i vigili si spostano anche in gommone: gli specialisti sommozzatori del Corpo nazionale, infatti, si immergono nelle acque per fare ricognizioni esterne. Per avere una visione della centrale sott'acqua vengono utilizzati anche i droni acquatici dei Carabinieri di Bologna (video). Lo scopo è quello di cercare vie esterne per entrare nella centrale, per esempio passando da alcune grate, da cui esce l'acqua.

Centrale di Suviana: sub e droni per provare ad accedere dall'esterno, ovvero dal lago
Centrale di Suviana: sub e droni per provare ad accedere dall'esterno, ovvero dal lago

Questo perché l'accesso interno ai locali allagati non è possibile o molto difficile: c'è il rischio che l'acqua travolga e uccida anche i soccorritori. La centrale, dopotutto, ha dieci piani sottoterra, cinque dei quali sono sotto il livello dell'acqua. Mentre Enel ha abbassato il livello del lago – “sono parametri di gestione che si fanno regolarmente quando ci sono operazioni di emergenza di questo genere”, ha detto la vicepresidente E-R Priolo – sono anche entrate in azione le idrovore per cercare di togliere l’acqua – che non si sa bene da dove entra, forse da quelle stesse grate che si stanno visionando da fuori con i droni – dai due piani interessati.

Prima del lavoro delle idrovore, il piano -9 era completamente sommerso oltreché invaso dalle macerie; al -8, invece, ci sono i detriti del solaio crollato dopo l'esplosione e l'acqua è entrata oltrepassando il metro. La visibilità è zero e la superficie dell'acqua è cosparsa di olio. Essenziali droni e sub, perché finché non si trova il punto da cui entra l'acqua non è possibile operare in sicurezza. Dentro, al piano -9, “stiamo operando con dei veicoli filoguidati, i cosiddetti Rov”, dei robot che consentono all'operatore che li comanda di avere una visione completa dell'area di ricerca senza rischiare la vita, spiega Francesco Boaria, caporeparto del nucleo dei sommozzatori di Vicenza. “L'addestramento ci consente di arrivare al punto che l'andare sott'acqua non sia un pericolo – ragiona ancora Boaria – il problema è quello che devi fare sott'acqua”. E non è per niente qualcosa di facile: le immersioni vengono fatte nel buio e nel silenzio, con il rischio di morire assieme a quegli operai che si stanno cercando.

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