REDAZIONE BOLOGNA

Ecco il quesito su cui votare. Ma l’ostacolo è la partecipazione

I precedenti, dagli anni ’80, non sono confortanti: solo l’ipotesi di chiudere il centro portò a un’affluenza alta. E, anche se non c’è quorum, tra gli altri precedenti, spiccano i flop delle farmacie e della stazione di Bofill.

Ecco il quesito su cui votare. Ma l’ostacolo è la partecipazione

"Volete che il Comune di Bologna vada avanti nella decisione di realizzare ’Bologna Città30’ come previsto dalla Delibera DG138/2023, dalle Ordinanze vigenti dal 16 gennaio 2024 e dai futuri provvedimenti?". È questo il testo del quesito del referendum consultivo dichiarato ammissibile dal Comitato dei garanti del Comune, dopo tre mesi dalla sua presentazione da parte dal centrodestra. L’obiettivo è chiedere un parere ai bolognesi: parere non vincolante, in quanto l’amministrazione non ha obblighi di uniformarsi, qualsiasi decisione scaturisca dal voto. Il quesito dovrà raccogliere novemila firme in tre mesi (quattro compreso quello per la consegna degli elenchi) per essere poi sottoposto al vaglio dei cittadini.

Che si rimbocchino le maniche e che stringano i denti, dunque, i promotori, perché i precedenti delle consultazioni referendarie insegnano che, estate a parte, i cittadini non hanno molta voglia di raggiungere i seggi. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’affluenza alle urne è stata un flop, rimanendo sempre alquanto bassa. A eccezione del primo referendum cittadino, con il sindaco Renzo Imbeni, sulla limitazione del traffico nel centro storico, nel 1984, con un’affluenza di circa il 90%.

Colpa dei temi selezionati? Non è detto, perché gli argomenti sono stati i più disparati, come la privatizzazione delle farmacie comunali, nel 1997, e il progetto di una nuova stazione ferroviaria, firmato da Riccardo Bofill. Nonostante l’acceso dibattito innescato, l’affluenza si tenne bassa, al 36%. Poi fu la volta dei finanziamenti comunali alle scuole paritarie, nel 2013: si presentò ai seggi solo un bolognese su tre. Va detto che non c’è bisogno di raggiungere il 51% come nelle consultazioni abrogative, però dà il segno di una temperatura dell’interesse piuttosto bassa.

L’ultimo quesito referendario che ha provato a sfondare è stato quello sul tram, nel 2020, voluto, tra gli altri, da Andrea Spettoli, Gabriele Tagliaventi, Manes Bernardini e Anna Maria Bernini. Dopo l’ok dei garanti, però, non si è mai andati alle urne perché non sono state raccolte le 9mila firme in tempo (e non sono state date deroghe). Eppure la tematica era sulla bocca di tutti, ora più che mai visto che le linee tranviarie stanno vedendo sempre più la luce del sole. Ma data l’attiva partecipazione, politica e cittadina, che ha coinvolto Città 30, l’idea è quella che i bolognesi, almeno questa volta, non si tirino indietro.

Mariateresa Mastromarino