
I protagonisti dello spettacolo di stasera all’Arena del Sole
Tre voci diverse, tre grandi autori uniti da un diffuso senso dello spaesamento, dalla difficoltà di trovare una casa che li accolga al ritorno da un viaggio. Tre grandi tensioni culturali tenute insieme dalla voce e dalla visione poetica di Emidio Clementi che, per la sua prima volta in scena con un testo teatrale, debutta questa sera all’Arena del Sole (alle 20.30) con Perché io non spero più di ritornare, scritto e interpretato dal cantante del gruppo rock Massimo Volume, con le musiche del chitarrista Corrado Nuccini. Con lui sul palco Emanuele Reverberi e Francesca Bono. Regia di Paolo Bignamini.
Clementi, per la sua prima volta con una rappresentazione teatrale ha scelto di rendere omaggio agli autori a lui più cari. "Sì, lo spettacolo nasce dalle suggestioni letterarie che hanno ispirato tre miei lavori discografici, quelli che più hanno definito la mia carriera fuori dai Massimo Volume. Si tratta di Notturno americano, dedicato alle strade di New York raccontate da Emanuele Carnevali; Quattro quartetti, omaggio a T.S. Eliot e Motel Chronicles, con le stanze d’albergo del testo omonimo di Sam Shepard. Inizialmente pensavamo di racchiudere i tre dischi in un cofanetto celebrativo. Abbiamo scelto di farli diventare un’opera teatrale".
Cosa unisce, nello spettacolo, questi tre lavori? "Pur nelle grandi differenze letterarie tra i tre autori, c’è un elemento comune, che mi fa sentire vicino a loro. La ricerca di un luogo che non è il loro, non quello da dove provengono, un posto del quale hanno bisogno vitale, per trovare una originale forma di espressione. Per definire un linguaggio nomade che si nutre della necessità continua della scoperta, dell’inaspettato".
Che è quello che alimenta la sua produzione, sia letteraria che musicale con i Massimo Volume. "Certo, lasciare da giovane le Marche, arrivare in una Bologna vivacissima e mitizzata, è stato il passaggio necessario per arrivare a costruire una identità, sia pure provvisoria, in perenne trasformazione".
Lei, in questo spettacolo, non è solo cantante, ma attore. "Io sono al centro della scena e interpreto un lento rituale, una modificazione, appunto, che passa non solo attraverso le parole, ma anche attraverso una azione teatrale. Inizialmente appaio trasandato, non indosso vestiti, sono quasi nudo, e, mentre le parole incalzano, mentre Carnevali, T.S. Eliot e Shepard prendono il sopravvento, diventano parte della mia personalità, si sviluppa la vestizione, il completamento della mia natura reale. Che è anche la loro".
E la musica? "C’è, ed è moltissima, i musicisti che mi accompagnano sono miei collaboratori da tanto tempo: eseguiremo una selezione di brani estratti dai tre album".
In attesa di un suo nuovo libro. "Sono in piena fase di scrittura, sarà un romanzo ambientato nella Bologna degli anni ’90, un periodo fertile per la città: c’era grande vivacità artistica, avevo formato i Massimo Volume, con i quali continuo a suonare. Una storia corale di musica, incontri e desiderio di libertà".