Con la nuova legge approvata lo scorso 14 giugno, la Regione dà il via libera ai privati per realizzare le proprie ‘case del commiato’ o cinerari, anche al di fuori delle aree cimiteriali. Una possibilità a cui si oppone l’arcidiocesi bolognese, per bocca del suo vicario generale alla sinodalità monsignor Stefano Ottani (nella foto). "Si rischia di escludere la comunità cristiana – spiega Ottani – dall’ultimo saluto al defunto e diventano possibili case del commiato private, cimiteri e anche cinerari gestiti da privati, con conseguente rischio di perdita della celebrazione comunitaria ed ecclesiale del senso cristiano della vita e della morte".
La questione è stata trattata nell’assemblea diocesana che si è tenuta ieri mattina ed è anche argomento di uno dei capitolo della nuova nota pastorale elaborata dal cardinale Matteo Zuppi. Quella che potrebbe sembrare una bizza da parte di chi è restio ai cambiamenti è in realtà una faccenda seria e delicata anche nella dimensione laica. Ad esempio si potrebbe arrivare ai funerali ad invito, con la seconda moglie che dal commiato dal marito defunto potrebbe escludere i figli del precedente matrimonio oppure potrebbe negare loro l’accesso al luogo dove è conservata l’urna. Dal punto di vista religioso, poi, il problema è ancora più spinoso perché il culto dei defunti è un atto di pietà cristiana che aiuta a capire il senso della vita terrena.
"Sono già stati avviati contatti con le istituzioni – prosegue Ottani – perché non vogliamo lasciar cadere questo momento storico, ma vogliamo spiegare la nostra posizione e suggerire gli opportuni cambiamenti". Nel frattempo l’arcidiocesi punta a riscoprire e a rinnovare il rito delle esequie che, come prescrive il Catechismo della Chiesa Cattolica, deve accogliere i parenti del defunto con parole di conforto e ‘attirare i fedeli nelle autentiche prospettive della fede nel Cristo risorto’. "Abbiamo deciso di costituire una commissione diocesana ad hoc – conclude il vicario generale per la sinodalità – e di incaricare un gruppo di lavoro sinodale perché raccolga tutte le indicazioni utili per proporre modalità adeguate ad assistere i morenti e i loro familiari, per animare le liturgie esequiali e per testimoniare la vicinanza della comunità ecclesiale. Già ora ai sacerdoti e alle parrocchie viene richiesta una cura particolare per le celebrazioni delle esequie, che possono aiutare tanti a trovare risposta alle domande, sempre così faticose, sul futuro, sulla volontà di Dio, sul mistero del male e sulla risurrezione".