REDAZIONE BOLOGNA

"Ho studiato al Dams e lì ho scoperto il cinema"

La regista francese Louise Hémon premiata al Festival Archivio Aperto "Nel mio corto rendo omaggio ad Anita Conti, pioniera nella tutela dei mari" .

La regista francese Louise Hémon, ex studentessa del Dams

La regista francese Louise Hémon, ex studentessa del Dams

La regista francese e ex studentessa del Dams Louise Hémon ha ricevuto il premio del miglior cortometraggio al festival Archivio Aperto per il suo film ’Le voyage de documentation de Madame Anita Conti’. In questi giorni lavora sul suo primo lungometraggio ’L’Engloutie’.

"Sono contentissima di aver ricevuto questo premio a Bologna – racconta –, una città che è stata molto importante per me.Qui ho fatto il mio master in Erasmus al Dams nel 2005. Ho studiato cinema e storia dell’arte. Era fantastico e grazie a questa esperienza parlo bene l’italiano. Quando scoperto che l’Alma Mater è stato il primo ateneo in Europa, e che Umberto Eco era coinvolto nella creazione del Dams, la mia curiosità è cambiata in un’attrazione".

La scuola bolognese ha avuto influenza sul suo percorso di regista?

"Sì, è al Dams che ho scoperto un nuovo mondo del cinema, grazie ad un mio professore dell’epoca, Alfredo Leonardi. Aveva pubblicato il libro ‘Occhio Mio Dio, Il New American Cinema’. Era un testo sul cinema d’avanguardia e sul cinema sperimentale americano. Un corso geniale dedicato all’underground. Poi andavo tutte le sere alla Cineteca: era un periodo pieno di scoperte e veramente bello. Ho approfittato di quel periodo anche per due tirocini: uno alla Cineteca, al servizio che gestisce i festival. Il secondo durante le riprese di un film di Giuseppe Bertolucci, direttore dell’istituto cinematografico. Dopo il set, l’avevo intervistato per parlare insieme del suo lavoro".

Perché ha scelto di rendere omaggio a Anita Conti?

"È la prima donna oceanografa e pioniera nella protezione dell’ambiente e degli oceani. Però, è totalmente dimenticata e poco conosciuta. L’ho scoperta nel 2016, quando facevo delle ricerche negli archivi della Bretagna. Mi sono interessata alla sua storia incredibile: dagli anni 1930, andava da sola su barche con più di 60 uomini per mesi di pesca in condizioni estreme. Lo faceva per documentare: scriveva il loro quotidiano, lo fotografava e lo filmava. Poi ho letto il suo libro ‘Racleurs d’océans’, e mi sono innamorata della sua lingua. Ecco perché ho voluto fare un film con tutti i documenti che sono stati conservati".

Come avete lavorato per scegliere i materiali?

"Purtroppo, la maggior parte dei film in 16 millimetri sono stati persi, ma grazie al figlio adottivo Laurent Giraud-Conti e al suo lavoro di conservazione, una parte degli archivi è stata salvata. Alla fine, sono più di 11mila foto disponibili".

fidarsi della sua immaginazione.

Era importante per lei di finire il film su tematiche ambientali?

"Sì, assolutamente. Non volevo fare la sua biografia: lo scopo è stato realizzare un cortometraggio di sensazioni, in cui abbiamo l’impressione di essere sulla nave con lei e i marinai, durante questa campagna di pesca del 1952. Spero così che lo spettatore abbia voglia di leggere i testi di Anita Conti".

Arthur Duquesne