
Da sinistra, Piero Bagnasco e Oscar Farinetti all’ingresso del Grand Tour Italia
"Questa vuole essere un’esperienza definitiva. Un format che vorremmo vendere negli Stati Uniti, in Cina, dovunque. Un’operazione che deve essere più comprensibile di quella passata". Oscar Farinetti non si tiene mentre racconta la rivoluzione del suo Grand Tour. Saltella dal Lazio al Molise ("Che abbiamo messo al centro del parco, tutti devono essere importanti qui dentro") snocciolando riferimenti letterari e illuminando alla stampa la creatura rigenerata, l’imperativo è voltare pagina. Il controllo è al 100% della sua famiglia, mentre quello dei go-kart sarà impegnativo. "Questi vanno a novanta all’ora, qui fanno le gare", dice dal parapetto dell’enorme pista, per vederli sfrecciare serviranno ancora alcune settimane perché manca qualche autorizzazione. Con il patròn c’è l’a.d. Bagnasco che fa fatica a stare al passo. Inevitabilmente, nel primo momento di relax con giornalisti si riparte dal flop del passato. "Il successo di Grand Tour lo stabiliremo tra due anni o tre", sottolinea Bagnasco. "L’obiettivo è di fare un milione e mezzo di visitatori nel primo anno. Fico il primo anno fece 3 milioni di presenze e 50 milioni di fatturato. Sapete che sparai 6 milioni per Fico – dice ridendo Farinetti –, per Grand Tour vorremmo tenere bene per il 2026, quando arriveranno lo stadio temporaneo, così ci dicono, e il tram. Per il fatturato l’obiettivo è arrivare a 30 milioni di euro nel 2025". La vita, per Farinetti, è "anche una questione di onore. Non faccio questo per avere degli utili. Non ho mai gestito Fico, ma parlavano tutti male di me, ho chiesto scusa perché bisognava dirlo, ma io l’ho solo disegnato e lanciato – sottolinea ancora il patron –. Non abbiamo mai preso soldi pubblici e non dobbiamo rendere conto a nessuno. Prima era un disastro Fico, era vuoto, ora invece abbiamo un asset che vale. Non abbiamo un euro di debiti, tutto ripianato, e abbiamo investito con gioia".
Il target quale sarà? Nel momento storico in cui si parla spesso della pressione antropica del turismo sul centro, bisognerà vedere come risponderà la città a un’offerta sostanzialmente cambiata. "Vedremo chi arriverà, non siamo affannati. Se qui sai che si mangia bene, magari vieni, e poi torni – argomenta ancora il papà di Eataly, che Grand Tour Italia sicuramente ricorda in un upload 4.0 –. Il centro di Bologna sta esagerando con la mortadella? Io non lo so, dovete dirmelo voi che ci vivete. Qui abbiamo una mortadella buonissima. Il primo target è ‘La grande Bologna’, quella che va da Modena a Imola. Il secondo sono i turisti nazionali. Il terzo, che è quello che mi interessa di più, è quello dei turisti internazionali. In Italia ne vengono 50 milioni e sono in ascesa, siamo il Paese del mondo che cresce di più in turismo. La sfida è portarli qua, mi metto nei panni di un’agenzia, sarà bellissimo portare i turisti qua e fargli scoprire tutta l’Italia". Grand Tour riporterà i bolognesi a Fico? "Chi vuole verrà. Abbiamo reso questo posto più piccolo con i portici, più umano. Partiremo con un’inaugurazione normale, qualche vip ci sarà, sarà un’apertura laica". Bagnasco pensa infine al calcio, i lavori previsti al Dall’Ara porteranno i rossoblù a giocare nello stadio temporaneo previsto sui terreni di fianco al Grand Tour-Fico. "La sfida sarà quella di portare le famiglie, i papà e le mamme con i figli, dallo stadio qui di fianco al Grand Tour – spiega –. La ristorazione sarà di qualità e starà dentro l’area destinata allo sport, che arriverà. Il collegamento dei trasporti? Il parcheggio delle auto è gratuito, mentre tutti i giorni si potrà utilizzare il bus 35, oltre alla nostra navetta nel weekend".
pa. ros.