
Il giallo di Luciano Ballerini, ’Un pugno in più’, si dispiega sotto le Torri.
Biagio Malerba è un cassiere di un supermercato che un giorno si ritrova con il naso spaccato da un pugno. Sembra una rapina, ma il bottino? Il bottino non c’è, il ladro solitario non ha portato via nulla dalla cassa. Parte da qui il giallo di Luciano Ballerini (Un pugno in più, vincitore del premio Andrea Torresano 2023 di Gilgamesh Edizioni) in una Bologna – siamo nel 2018 – pre zona 30. E quindi il racconto che si nutre presto di un paio di omicidi da risolvere e sui quali (questione di circostanze e di destino) Biagio si sente in dovere d’indagare, ci porta una città in cui ci si muove (per chi non può farlo in auto), tra biciclette e autobus agguantati all’ultimo secondo (facendo attenzione ai controllori), di birrette spese nei locali (c’è anche il Pratello) e di un’indagine quasi antropologica del cliente da supermercato.
Ma il cuore del libro è un passato che avanza inesorabile con una serie di punti oscuri che fanno vacillare anche nel corso delle indagini personali di Biagio le certezze considerate granitiche. Biagio ha un fratello in carcere perché è finito in un giro di maghi e truffe. Esce solo per finire in ospedale, perché nel frattempo l’hanno conciato per bene (anzi, per male) in carcere. E sempre nel frattempo lo scooter che usa Biagio, di proprietà del fratello, finisce incenerito. Un rogo doloso. Allora, quella rapina non-rapina, cosa nasconde dietro? Biagio sente sul collo il fiato del poliziotto Attilio Prota che non gli dà tregua, che insinua (spesso) che Biagio non può essere la vittima e che con tutto quel gran casino (e quel sangue) in qualche modo c’entra. Lo sfondo narrativo di una Bologna che sembra sempre uguale, fossilizzata nelle sue abitudini, nei suoi cliché, rende ancora più appassionante l’indagine personale. La verità? Quella arriverà, ovviamente, alla fine. Nel frattempo le pagine scorrono piacevoli e con un carico significativo di suspense. Che è poi ciò che conta in un giallo.
Matteo Massi