MARCO BEGHELLI
Cronaca

Le sfide del Comunale, tra frenate e rilancio

L’incarico al sovrintendente Fulvio Macciardi scade a marzo: "Ho programmato tutto quest’anno, ma il futuro è ancora fermo"

L’incarico al sovrintendente Fulvio Macciardi scade a marzo: "Ho programmato tutto quest’anno, ma il futuro è ancora fermo"

L’incarico al sovrintendente Fulvio Macciardi scade a marzo: "Ho programmato tutto quest’anno, ma il futuro è ancora fermo"

Il Teatro Comunale comincia il nuovo anno a pieno ritmo: parte il 12 gennaio la Stagione Sinfonica con un programma diretto da Donato Renzetti che andrà in tournée a Hong Kong; 'La fanciulla del West' inaugurerà il 24 gennaio la Stagione d’Opera; e il 6 febbraio partirà la Stagione di Danza, con un triplice spettacolo di Aterballetto. Questo sulla scena; ma nelle retrovie si vivono momenti di stallo: concluso a dicembre l’incarico triennale di Oksana Lyniv come direttore musicale, si chiuderà a marzo anche quello quinquennale di Fulvio Macciardi quale sovrintendente (già confermato nel 2020 dopo essere subentrato nel 2017 a metà mandato del predecessore).

Quali previsioni si possono fare? "Sono ben 7 – ci dice Macciardi – i teatri d’opera italiani coinvolti da un rinnovo in questi mesi; non vedo però grandi strategie. Attendiamo da anni il nuovo Codice dello Spettacolo, ma la delega al governo per la sua stesura è stata ulteriormente prorogata al prossimo agosto. Restiamo dunque legati ancora alle vecchie regole. Il Consiglio d’indirizzo di Bologna terminerà il suo mandato l’11 marzo; il nuovo Consiglio proporrà al ministro una terna di candidati fra i quali scegliere. Non sono dunque tempi brevissimi. È prevista la possibilità di una proroga di 45 giorni per il sovrintendente uscente, ma tale decisione spetta al sindaco: a Palermo c’è stata una ‘vacatio’ di due mesi; lo stesso sta avvenendo ora a Venezia. Io ho programmato tutto il 2025; per il futuro però siamo fermi".

Fra le novità di quest’anno, c’è il ritorno a Pesaro. "Ho continuato con coproduzioni a coltivare i rapporti col Rossini Opera Festival anche dopo il 2016, quando s’interruppe la trentennale collaborazione estiva. In agosto torneremo a Pesaro con l’orchestra per due opere e un concerto. A cambiare non è stata la nostra visione artistica, ma le regole ministeriali per la valutazione della produttività dei teatri: 10 anni fa quelle trasferte finivano per penalizzarci, oggi non più. Del resto ci siamo resi conto che a Bologna non riusciamo a fare una vera attività estiva: a luglio sparisce il grande pubblico, mancano gli spazi idonei, e noi stessi non abbiamo sviluppato grossi progetti (il mio sogno di fare opere estive in piazza Maggiore non si è purtroppo concretizzato). Tornare a Pesaro non sottrae dunque nulla alle attività del teatro in città. E continueremo pure con l’altrettanto prestigiosa partecipazione al Festival Verdi di Parma".

La questione dei premi ai dipendenti? "Intanto abbiamo rinnovato, dopo vent’anni, il contratto di lavoro nazionale, con vari ‘ristori’ e ‘una tantum’ già tutti liquidati. Il tema del premio è invece legato all’economia del teatro: nel 2020 e 2021 sono stati dati premi unilateralmente, grazie alla disponibilità di piccoli avanzi originati anche dal Covid; aumenti e traslochi l’hanno impedito negli anni successivi, e quando abbiamo trovato comunque una soluzione – con artifici di gestione che io continuo a considerare leciti – la Corte dei Conti ci ha bloccati. Quello che era un percorso nato in armonia con i dipendenti si è così tramutato in un problema. Ed oggi non ci è più permesso di spendere senza copertura di cassa".