"È molto grave che chi ha la responsabilità di gestire l’ordine pubblico abbia permesso a 300 in camicia nera di entrare nella nostra città e sfilare di fronte alla stazione del 2 agosto. Il Comune, nel comitato per l’ordine pubblico, aveva chiesto che il corteo non si facesse, o avrebbe messo a rischio l’incolumità tante persone. Anche il prefetto, il vicequestore e i rappresentanti le forze dell’ordine avevano mostrato contrarietà alla manifestazione. Poi, evidentemente, qualcuno da Roma ha chiamato e le cose sono cambiate". Non va per il sottile il sindaco Matteo Lepore, commentando ieri, a margine della cerimonia in ricordo della Battaglia di Porta Lame, i disordini di sabato pomeriggio, quando tre cortei – milleduecento antagonisti da un lato, duecento anarchici dall’altro e, nel mezzo, la sfilata (autorizzata) del gruppo di estrema destra Rete dei patrioti, con circa 300 manifestanti, fra cui attivisti di Casapound – si sono diretti verso piazza XX Settembre, senza scontrarsi solo grazie al cordone delle forze dell’ordine. Attaccate però dagli antagonisti in Montagnola.
"Domani (oggi, ndr) sarà qui la presidente Meloni, e ci hanno mandato 300 camicie nere mentre noi vorremmo chiedere i fondi per l’alluvione. Mi aspetto che la presidente anziché commentare i disordini e cavarsela con poco, dica invece cosa possiamo fare insieme per rimettere a posto l’area metropolitana colpita dall’alluvione". Il corteo dei patrioti, chiedono al sindaco, sarebbe stato quindi mandato dal governo, una strumentalizzazione politica a una settimana dalle regionali? "Beh – risponde lui – i principali ministri e la premier arrivano in città nel giro di tre giorni ed esattamente in mezzo ecco i patrioti di Casapound. Il Ministero degli Interni ci deve dare spiegazioni".
Dure affermazioni cui la Prefettura di Attilio Visconti replica con fermezza, respingendo "categoricamente" l’ipotesi di ingerenze da Roma sulla gestione del corteo e sottolineando come l’approvazione all’autorizzazione al corteo dei Patrioti fosse stata unanime al comitato, compresa quella del sindaco.
Il botta e risposta non si ferma però qui. Il capo di gabinetto Matilde Madrid a stretto giro rilancia: "La Prefettura rettifichi o, per necessità di trasparenza, dovremo divulgare il verbale della seduta". E ancora: "In quella sede, alla quale il sindaco e io eravamo presenti, si è definito che la manifestazione della Rete dei patrioti, su disposizione del prefetto e conforme parere degli astanti, si sarebbe dovuta svolgere fuori dall’area del centro storico, ipotizzando Piazza della Pace, e perciò si sarebbe attivata la Questura, che avrebbe dovuto prendere contatto con gli organizzatori".
Nel frattempo, infuria la polemica politica. "Collaborare così è complesso – dice il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami –. Il sindaco Lepore danneggia la città, noi continueremo a lavorare per Bologna e i bolognesi". E il senatore FdI Marco Lisei: "Non accettiamo provocazioni e diffamazioni". ll vicepremier Matteo Salvini attacca: "Zecche rosse, comunisti, delinquenti, criminali da centro sociale: quello che abbiamo visto a Bologna e Milano è indegno e vergognoso. Chiudere i centri sociali occupati abusivamente e che sono ritrovi di criminali".
Dal lato dem, invece, il deputato Andrea De Maria annuncia un’interrogazione al ministro dell’Interno, perché "avere consentito lo svolgimento della manifestazione in piazza XX Settembre ha rappresentato una scelta inaccettabile". Ieri l’altro, accanto agli antagonisti, era poi comparsa, a fine corteo, la vicesindaca Emily Clancy. Presa di posizione condannata dal centrodestra compatto, cui Clancy replicherà direttamente oggi in consiglio comunale.
Intanto, oggi arriva appunto il presidente Meloni: la Questura è pronta a eventuali contestazioni fuori dall’hotel Royal Regency in cui è attesa, mentre in città sono comparsi volantini del collettivo Cambiare rotta che indicono un ’no Meloni day’ per il prossimo venerdì, con immagini di lei e del ministro Anna Maria Bernini con un’impronta insanguinata sul viso. "Nutriamo molta preoccupazione per quei manifesti – così Valentina Castaldini e Nicola Stanzani (FI) – : un modo non democratico di manifestare il dissenso che crea livore e divide".