CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Nicola Matteucci: "Mio fratello?. Ci vorrebbe oggi"

Il libro della sorella Anna Maria sul professore "Il Mulino nacque nel salotto di casa nostra".

Nicola Matteucci: "Mio fratello?. Ci vorrebbe oggi"

Nicola Matteucci: "Mio fratello?. Ci vorrebbe oggi"

Racconta che ha visto nascere il Mulino nel salotto di casa sua, in piazza Aldrovandi, su quei sofà che ancora conserva e sui quali lei più tardi avrebbe fondato Italia Nostra. "Ascoltavo di soppiatto quello che dicevano – racconta la novantatreenne Anna Maria Matteucci, sorella di Nicola, uno degli storici fondatori del gruppo e direttore per lungo tempo della rivista – e ricordo che spesso gli incontri finivano con duelli canori su arie liriche". Lei, professoressa emerita dell’Alma Mater in storia dell’architettura, ha scritto di recente un libro che è al contempo un affettuoso omaggio intimo e una preziosa testimonianza saggistica a un intellettuale che della passione civile e democratica ha fatto la propria vita. Il volume Nicola Matteucci, mio fratello. Ricordi, epistolari e scritti inediti (Il Mulino) viene presentato venerdì 15 alle 17,30 nella sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio dall’autrice con due illustri ‘allievi’ del professore, Tiziano Bonazzi e Giovanni Giorgini. Modera Eleonora Capelli. Nicola Matteucci, scomparso nell’ottobre 2006 all’età di 80 anni, è considerato, come si sa, uno dei massimi teorici del costituzionalismo del ‘900. Docente universitario, saggista, presidente dell’istituto Cattaneo, crociano per nulla ortodosso, collaboratore de il Resto del carlino, ha attraversato il secondo ‘900 con intransigente lucidità e profondità di pensiero combattendo il positivismo storico di cui Bobbio era il più esimio rappresentante a favore della dottrina liberale.

Professoressa Matteucci, è stato difficile conciliare, in questa narrazione dedicata a suo fratello, il lato privato e quello pubblico?

"Mi piaceva l’idea di raccontare Nicola nella sua complessità, anche se praticamente è stato impossibile dire tutto. Oltre che dei suoi studi, parlo del matrimonio, della famiglia, degli amici... Mi viene in mente quando gli regalai una giacca, facendola confezionare da un sarto di nascosto, perché non pensava mai ai vestiti...".

Ci sono aneddoti divertenti che ricorda?

"Beh, una volta lasciò in giardino per sicurezza una cassa natalizia proveniente dal Medio Oriente. Voleva chiamare gli artificieri ma poi arrivò un biglietto da Tel Aviv in cui gli chiedevano se avesse gradito i pompelmi: era qualcuno che lo voleva ringraziare per l’attenzione verso Israele. Detestava il mare dove però era costretto ad andare per ragioni familiari: riempiva un canotto di giornali e se ne stava in acqua vicino a riva leggendo e controllando i bambini".

Quale eredità culturale lascia?

"Tanti allievi fedeli, l’idea del Mulino... ma non solo. Il libro vuole risvegliare il suo pensiero. Ci vorrebbe Nicola adesso per lottare contro il populismo in difesa della libertà e del costituzionalismo. Si diceva che fosse intransigente ma in realtà lo era sulle cose che contano come l’onestà".

Come è nato questo volume? "C’era uno strano gioco fra noi per cui io non leggevo i suoi libri e lui non leggeva i miei. Quando è scomparso mi sono resa conto di sapere poco della sua opera. Così nel tempo ho cominciato a lavorare, ho letto i testi più importanti e ho raccolto tante testimonianze fra cui quelle di Panebianco, Teodori, Giorgini. Nell’ultimo capitolo racchiudo i ricordi degli amici che lo conobbero. Mi colpirono molto le parole di Carlo Poni che, pur di un altro credo politico, mi disse fra le lacrime ‘Nicola aveva ragione’".

Ci sono aspetti poco noti che il libro rivela?

"La sua attività, in quanto esponente del partito repubblicano, di consigliere di amministrazione in Rai. Non ne parlava con nessuno e comunque certamente non in famiglia. Ho scoperto dai materiali che mi sono fatta mandare dalla Rai un’attività intesa ed entusiasta legata soprattutto ai personaggi storici".