Spuntano i cubi sotto le Torri, Daverio: "Sembrano delle lapidi"

Il critico d'arte contro il nuovo arredo urbano di piazza Ravegnana e Mercanzia: "E' un'offesa alla città" SONDAGGIO Ti piace il nuovo look?

CRITICO Philippe Daverio boccia il nuovo arredo urbano

CRITICO Philippe Daverio boccia il nuovo arredo urbano

Bologna, 11 dicembre 2015 - Resta qualche minuto in silenzio Philippe Daverio, dopo aver visto unaa foto dei nuovi arredi urbani di piazza di Porta Ravegnana e Mercanzia (FOTO). Il critico d’arte, dopo un’attenta riflessione, commenta: «Non so cosa dire. Questi cubi di pietra mi ricordano l’impianto fatto a Berlino, vicino la porta di Brandeburgo, in ricordo della Shoah. Non hanno molto senso installati in piazza di Porta Ravegnana».

Daverio, non è rimasto particolarmente colpito da questa installazione...

«Di per sé non è neanche brutta. Questi cubi messi in mezzo al deserto, con un Tuareg seduto sopra, sarebbero anche belli da fotografare».

Qui, però, siamo sotto le Torri.

«E mi fanno venire in mente un ricordo funebre, che nulla ha a che vedere con l’architettura della città».

Però ha detto che non sono bruttissimi...

«Il dramma è che sono disarmonici rispetto al resto di Bologna. Se siano belli o meno non importa».

Come dire che l’armonia vince sull’estetica.

«Bisogna superare il concetto di bello, perché ognuno ha la sua idea. Per esempio, c’è chi preferisce le donne formose e chi quelle magre. È tutta una questione soggettiva».

La piazza, quindi, le piaceva di più come era prima?

«Esatto. Non c’era bisogno di mettere lì dei nuovi arredi urbani. Quello che offende l’etica, in questi casi, è l’arroganza del gesto».

Si spieghi meglio.

«Questa installazione è il simbolo dell’arroganza contro l’armonia. Perché c’è chi pensa di essere più intelligente delle generazioni che ci hanno preceduto».

Perché?

«In tutti questi secoli in quella piazza certe cose non c’erano mai state. E noi, quindi, pensiamo che chi è venuto prima di noi era stupido perché non c’aveva pensato, mentre noi crediamo di essere quelli intelligenti».

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