Suviana, tra manutenzioni e siccità: quando il lago restò a secco

Dalla sua creazione negli anni Trenta il bacino artificiale è stato svuotato di rado. Ogni volta l’abbassamento del livello dell’acqua ha suscitato polemiche e curiosità

Bologna, 17 aprile 2024 – Si contano sulle dita di una mano. E avanza pure del resto. Le volte che il lago artificiale di Suviana è stato svuotato, nel corso di un’esistenza non arrivata ancora al secolo di vita, sono rarissime.

I lavori per la costruzione del gigantesco sbarramento in cemento armato – è alto, infatti, 63 metri – cominciarono nel 1927, inghiottendo il borgo di Spinede e la diga non fu ultimata prima del 1933. A seguire quei lavori eccezionali arrivò pure, in visita, l’allora re d’Italia Vit torio Emanuele III. Da allora quello specchio d’acqua tra le cime dell’Appennino bolognese è rimasto pressoché immutato. Il 1969 fu l’anno del grande svaso. Via i 47 milioni di metri cubi d’acqua per far spazio ai lavori per la realizzazione della centrale di Bargi che stavano cominciando: nel 1975 sarebbe entrato in funzione ìl più potente impianto idroelettrico dell’Emilia-Romagna.

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Da quel momento fino a oggi il bacino ha fatto notizia più per l’attrazione turistica che nel tempo era diventata che per l’opera ingegneristica che è. Eppure non sono mancati i momenti di cronaca. Nella stagione invernale 1988-89 il Resto del Carlino si è occupato a più riprese dello stato di salute del lago. La stagione particolarmente siccitosa restituiva un livello dell’acqua più basso di una decina di metri (da 46 milioni di metri cubi ad appena 34), ma nei momenti più critici il livello si era abbassato anche di una ventina di metri. Gli affluenti non portavano più di un metro cubo al secondo ed Enel decise di ridurre praticamente a zero la produzione di energia elettrica per qualche settimana.

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Per lavori di manutenzione, nel 1981 il livello del bacino si abbassò addirittura di 40 metri, ma per il primo vero intervento di svuotamento successivo alla costruzione della centrale di Bargi bisogna arrivare al 1999. Fin dal 1997 i piani dell’Enel avevano aperto un dibattito nella zona: i lavori di revisione delle quattro paratoie di presa ai piedi della diga dovevano essere programmati e per consentire l’apertura del cantiere occorreva scendere di 53 metri. Nel lago, riportava il Carlino nel 1997, sarebbe rimasto un milione e mezzo di litri d’acqua, ma questo gettava in agitazione i pescatori della zona. "Non vorremmo vederli boccheggiare sul fondo melmoso del lago", spiegavano ricordando come nello svaso del ’69-’70 non bastò "rifornire di pesce le mense degli ospedali e dei ricoveri della zona" perché "sul fondo sembrava avessero steso un bucato sporco". Il dibattito continuò per tutto il 1998: per lo svuotamento (quasi) totale sarebbe servito un mese e mezzo, compromettendo la stagione estiva. E alla fine si slittò al 1999.

Nel 2011 la situazione si fu replicata. In questo caso ad essere necessari erano lavori di manutenzione alla centrale di Bargi, ma furono pianificati 16 cantieri complessivi nella zona. Tra luglio e agosto di quell’anno, furono rilasciati 20 milioni di metri cubi d’acqua, abbassando la quota dell’invaso di 29 metri. Furono eseguiti controlli tecnici dei macchinari all’interno dell’impianto idroelettrico e per la manutenzione straordinaria delle opere idrauliche. Poi ancora cantieri per la manutenzione delle paratoie di superficie della diga di Suviana e delle paratoie dell’opera di presa dell’impianto di Bargi. Uno ’spettacolo’, quello del lago semi-asciutto, che attirò molti turisti e che terminò solo l’anno successivo.

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