Bologna, 20 settembre 2024 – C’è una gag di Giuseppe Giacobazzi che rappresenta una vera perla per chi ha vissuto l’infanzia scandita da un tortino Porretta a colazione o a merenda. Perché quello sketch, su Youtube, parla in particolare al bambino e alla bambina di Bologna, la cui vita era declinata in quei 40 incredibili passi della sfida: ma ce la fai a mangiare il tortino in 40 passi? C’erano le sfide a ricreazione, negli anni Settanta e Ottanta. Pensate che naif.
Nel tempo, questa epica al profumo di limone – perché il tortino è classicamente una ciambellina profumata, un preparato semplice che assomiglia alla miglior torta che si potrebbe fare in casa, come dice Giulian Corsini – insomma, questo mito della merendina soffice che è un po’ secchina perché non contiene conservanti, ha vissuto alti e bassi nella memoria collettiva, scomparendo un po’ dall’adolescenza delle generazioni successive, ma tornando a fare capolino oggi, forse anche grazie ai blog di cibo che amano queste chicche di storia affascinanti, piene di genuinità.
Il podcast di oggi, Il Resto di Bologna, parla proprio della star bolognese delle merendine italiane. Perché il tortino, la cui storia ha inizio nel 1935 a Porretta, in forma di “Torta Porretta”, da un’intuizione del fornaio Dino Corsini e di sua moglie Vatulia, si può definire una merendina inossidabile, la prima prodotta industrialmente in Italia, perché ha resistito alla modernità, soprattutto grazie alle decisioni di Giulian Corsini, 90 anni, figlio di Dino e Vatulia, che entrò in azienda attorno al 1947, a 13 anni. Ancora oggi, coi figli Orlando, Dino e Giuliana, assicura la messa sul mercato di una ciambellina confezionata, con tutti i pregi di un dolcetto casalingo.
Ecco perché il tortino impaluga, perché non avendo conservanti è più secco e se sta fermo troppo a lungo, poi sarà meglio ravvivarlo nel latte! Il consiglio è di mangiarlo nel giro di un mese, anche se le scadenze ufficiali sono più lunghe. Il tortino è ancora incartato manualmente con la stessa grafica, nella fabbrica di Granaglione, dove lavorano le “bimbe”, le operaie che sono parte della grande famiglia Corsini. Nella sua storia la ciambellina da 40 grammi ha assunto altre personalità: è stato fatto allo yogurt magro, poi con carote fresche, yogurt ai frutti di bosco, col cacao e con la farina di castagne. Ma come nasce la monoporzione? Lo scoprite ascoltando i contributi di Giulian e Orlando Corsini e un ricordo di Danilo Masotti.