Per tutti era ‘la giaguara’. Per il carattere, le invenzioni linguistiche, le intransigenze, le debolezze, le provocazioni, l’esibita foga sessuale. Ma per Pier Paolo Pasolini, l’amore impossibile della sua vita, era affettuosamente ‘la pupattola bionda’. Una ‘pupattola’ circondata dai più importanti scrittori, registi e attori degli anni ‘60 e ‘70, protagonista di un universo culturale lontano, cantante, regista, interprete di oltre settanta film firmati da gente come Fellini, Scola, Bolognini, Bellocchio... Sono passati vent’anni dalla morte di Laura Betti, che in realtà si chiamava Trombetti e che aveva modificato quel cognome solo perché Visconti glielo aveva suggerito. Era nata a Casalecchio il primo maggio 1927 ed era scomparsa a Roma, forse per le conseguenze della rottura del femore o del diabete, il 31 luglio 2004. I funerali si erano tenuti a Bologna pochi giorni dopo, il 3 agosto. Un anno prima aveva consegnato alla nostra Cineteca quell’archivio Pasolini a cui dalla morte del poeta nel 1975 in poi aveva ossessivamente lavorato, quasi che in quelle carte e in quei documenti si potesse ritrovarne il corpo. La Cineteca custodisce anche un Fondo Laura Betti destinato dal fratello Sergio all’istituzione dopo la sua morte.
Da Bologna Laura se ne era andata per cercare fortuna a Roma, lasciando alle spalle il collegio e una famiglia complessa, a Bologna sarebbe voluta tornare prima della morte. Ma così non è stato. La figura di Betti (a cui Casalecchio ha intitolato il suo teatro) in questi mesi non è stata dimenticata. A lei, ad esempio, ha dedicato un bellissimo libro Renzo Paris, intellettuale per lungo tempo amico della ‘giaguara’, che proprio pochi giorni fa è stato presentato a Casalecchio dall’autore insieme a Roberto Chiesi, responsabile del Centro studi-Archivio Pasolini in Cineteca. Il libro si intitola Madame Betti (elliot editore) e racconta senza alcun cedimento gli anni della Dolce Vita di cui l’attrice fu protagonista, il clima culturale del periodo attraversato da personalità come Moravia, Arbasino, Morante, la stagione appassionata del festival poetico di Castelporziano o del teatrino romano Beat ‘72 dove nacque artisticamente Carmelo Bene. E a Betti Peter Marcias dedicherà un docu-film ricco di documenti e testimonianze intitolato A proposito di Laura. A teatro, un paio di anni fa, è stata Elena Bucci a tributare un omaggio alla ‘pupattola’ con l’affascinante allestimento ‘Bimba’, di cui fra un paio di mesi a Imola si vedrà una versione site-specific. Il 7 novembre alle 21 al teatro di Casalecchio andrà invece in scena il recital La potentissima signora Laura Betti con Simona Sagone interprete e regista. È un’eredità ancora da investigare quella che ha lasciato un’artista anomala come lei. Nella sua casa romana di via Montoro o nella villa estiva del Circeo aveva saputo raccogliere tutta l’intellighenzia del periodo, di certo non solo per le sue straordinarie qualità di cuoca.
Al cinema aveva vinto una Coppa Volpi della Biennale, come cantante fu adorata a Parigi dal padre del surrealismo André Breton, a teatro sapeva passare da Brecht a Beckett fino ovviamente a Pasolini. Amò senza speranza PPP e, alla sua morte, inseguì con caparbietà, come una vedova rabbiosa, una verità che non sarebbe mai arrivata. Di lei molto ci dice l’autobiografia Teta Veleta e ancor di più il libro di Paris che della ‘giaguara’ fu amico e complice. Chissà se la sua è stata una vita di splendori o di miserie. Di certo è stata la vita di un’artista vera.